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2049. Francesco Sforza a Pietro de Ratis e ad Azzone de Ratis 1452 dicembre 17 Gambara.

Francesco Sforza scrive a Pietro e Azzone de Ratis, castellani della rocca di Casalmaggiore, che possono licenziare gli uomini di San Giovanni in Croce. Siano solleciti e vigili nelle loro guardie e tengano quelle paghe utili e sufficienti, ma assolutamente non siano di quella terra; in tal caso sarebbe loro trattenuto il doppio della provvisione.

[ 473r] Fidelibus nostris dilectis Petro, Azoni de Ratis, arcis Casalis Maioris castellanis.
Inteso quanto per vostre lettere ne havete scripto circa el facto deli homini de Sancto Iohanni In Croce, quali sonno lì, ve respo(ndemo) che, como per l'altre nostre ve avimo scripto, gli debiate dare licentia, perché li homini non possono più supportare questa spesa, et adesso non è tanto sospecto che bisognano tante guardie ogni dì, como ne scrivite, et poi nui ve havimo posti lì con le paghe vostre perché guardate quella forteza et non perché habiamo casione de farla guardare dalli subditi nostri. Siché, visis presentibus, dati licentia ali predicti homini de Sancto Iohanne in Croce, et voi con le paghe vostre actendite alla bona guardia de quella forteza, perché nui semo certi che havendo quelle paghe tucte, quale dovete tenere, et volendo essere soliciti et vigili, como e(l) debito votro rechiede, porrete et bastarete molto bene per guardare dicta forteza et in modo non gli occorrerà inconveniente alcuno; ricordandove ac tenere le paghe vostre bone et sofficienti che non siano della terra, perché volimo sappiate che per ogni paga tenerete non sofficiente et che sia della terra, ve serà tenuto el doppio più della vostra provisione. Ex Gambara, die xvii decembris 1452.
Marcus.
Cichus.