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23. Francesco Sforza al referendario e ai dazieri della gabella del sale di Cremona 1452 gennaio 5 Lodi.

Francesco Sforza scrive al referendario e ai dazieri della gabella del sale di Cremona che gli uomini di Soncino dicono di non poter sopportare l'ulteriore peso di 300 pesi si sale loro imposto oltre ai 1200 di cui sono già gravati. Tenendo conto che, causa la peste imperversata in quel territorio, ancora non sono riusciti a riscuotere del tutto la tassa loro già prima imposta, il duca intesi i Maestri delle entrate, dispone che, avuta garanzia dai Soncinesi, concedano loro come termine il prossimo marzo.

[ 6v] Referendario et datiariis gabelle salis civitatis (a) Cremone.
Sono querelati da nuy li homini de Sonzino che, oltra la loro solita tassa del sale, la quale è pexi milli duxento, li gravati vuy datieri a volere che pagheno anchora pexi trecento di sale, che non li serrà possibile per la peste è stata in quella terra, et anchora non denno levarla secondo la loro tassa. La qual cosa habiamo voluta intendere dali nostri Maistri delle intrate, dali quali siamo advisati che, per lo incanto de l'anno proximo passato facto della gabella del sale de quella nostra citade de Cremona, dicti homini de Sonzino sonno obligati a levare li dicti pexi trecento. Pertanto, attenta la conditione dela peste, la quale è stata in quella terra, et anchora considerato el loco unde è situato Sonzino, volimo che, facendo dicti da Sonzino cauti vuy datieri per promessa de vuy de dicti homini havente sindicato dala comunità de Sonzino, li faciati termino per tucto lo mese de marzo proximo advenire, et cussì fareti ad ogni modo servarli, vuy referendario, per modo non habiamo più querela. Data Laude, die quinto ianuarii 1452.
Cichus.

(a) Segue Parme depennato.