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274. Francesco Sforza al podestà di Casalmaggiore 1452 marzo 7 Milano.

Francesco Sforza fa sapere al podestà di Casalmaggiore che se lui (duca) ha condonato dei soldi a quella comunità, ciò non intende che valga per gli individui che gliene sono debitori per l'imbotato del 1446. Vuole, pertanto che il podestà ricuperi tali denari dalle persone che gli verranno indicate da Raffaele Pugnello. Tralasci dall'infastidire Francesco Favagrossa che ha versato le cinquanta lire che doveva.

Potestati Casalis Maioris.
Non ne pare già honesto né rasonevele se nuy non havemo ad havere dinari in quella terra, cioè da spectiale persone, per lo imbotato de l'anno 1446 che li debiamo perdere, et se bene havessimo remessi alchuni dinari alla comunità, non intendimo haverli remessi ad quelle spectiale persone, ma intendimo volere essera satisfacti da quilli restano debitori della Camera nostra, perché per havere facto gratia alla comunità delli dicti dinari, non intendimo perdere quello dovimo havere da quilli restano debitori d'esso imbotato della Camera nostra. Pertanto (a) nuy havimo ordinato ad Rafaelo Pugnello, el quale ha el libro de quilli restano debitori, che debia advisarti quali sonno quelli, siché te commettiamo et volimo che debbi provedere che quilli debitori te scriverà Rafaello siano rescossi, et cussì te ne caricamo et provedi [ 71r] per modo che nuy non ne habiamo più lamenta, non dando impazo né molestia alcuna ad Francesco Favagrossa de quella nostra terra, perché siamo certificati luy ha pagato et de luy remanemo ben contenti et satisfacti per quelle cinquanta libre, delle quale ne era dito per debitore per rispecto de uno scripto quale luy fece ad Bartholomeo di Ruzori. Data Mediolani, die vii martii 1452.
Zanetus.
Iohannes.

(a) Segue pe depennato.