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323. Francesco Sforza a Buzicaro da Cremona (1452 marzo 24 Milano).

Francesco Sforza dice a Buzicaro che non gli pare onesto che intenda ritirare la promessa dell'unione di una sua figliola con Leone figlio del defunto Betuzo da Cotignola, già castellano di Cremona. Gli fa, tra l'altro, osservare di essere molto attaccato ai Betuzo: "havemoli cari quanto le cose nostre proprie". Faccia, perciò, in modo che tale "parentado habia loco".

Dilecto nostro Buzichare de Cremona.
Semo advisati che, più tempi fa et bon pezo prima che sequisse la morte de Betuzo da Cotignola, già castellano de quelo nostro castello de Cremona, fra luy et vuy fo contracto certo parentado de matrimonio in una vostra figliola in uno figliolo del dicto Betuzo, nominato Lione, et al presente, essendo occorsa la morte del predicto Betuzo, vuy, pare, ve vogliati retrare dal dicto parentado et circhare non habia loco, la qual cosa ad nuy non pare honesta che, quantuncha sia morto el dicto Betuzo, per vostro honore doveti mantenere quello che una volta haviti promesso, perchè del dicto parentado ne seriti ogni dì più contento, actento che li dicti sonno pur una brigata de fradelli et hanno delli amici et parenti assay, et deinde per nostro respecto, li quali cordialmente amamo per quanto se fosse vivo et dicto Betuzo, et li tenemo et havemoli cari quanto le cose nostre proprie. Sichè per li dicti respecti et per ogni altro et per l'onore vostro, ve pregamo et carichamo che vogliati dare opera ch'el dicto parentado habia loco et che se concluda per ogni modo. La qual cosa ad nuy sarrà grata et accepta. Data ut supra.
Ser Alexander de Fulgineo.
Iohannes.