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350. Francesco Sforza al podestà, ai deputati agli affari della città e al referendario di Cremona 1452 aprile 2 Milano.

Francesco Sforza sollecita il podestà, i deputati agli affari della città e il referendario di Cremona a fargli avere il frumento che gli ha offerto la comunità. Li rimprovera per l'inosservanza di quanto convenuto con i loro ambasciatori che per il ricupero monetizzato di tale offerta non gli abbiano segnalati i contadini abbienti sui quali si sarebbero avvalsi e avere, anzi, gravato anche "impotenti, dali quali non se pò cavare nulla". Stiano a quanto concordato.

Potestati, deputatis negociis ac referendario civitatis Cremone.
Non possimo fare che non se maravigliamo, et anche volimo un pocho che cum quella cellerità, quale rechiede el bisongno nostro, non vedemo poterse adiutare del subsidio del frumento, quale ne ha offerto quella nostra comunità, chè tucto procede per non servare quello in che se convenissimo cum li vostri ambassiatori, li quali rechedendone de potere destribuire una particella del subsidio predicto cum alcuni foresi contadini più habili, fossimo contenti, intendendo nuy de quilli fosseno cum ex parte habili et dali quali non havessimo rechiamo alcuno, et cussì ve detino intendere essi ambassatori. Ma mò, cognoscendo noy che non è servato questo ordine, vedemo non essere, per altro, se non vuy, voliti artare li impotenti, dali quali non se pò cavare nulla, et, ultra ciò, a nuy multiplicano ogni dì rechiami che non è actendere quanto ne promisero dicti vostri ambassiatori. Per la qualcosa vi repplicamo, confortiamo, stringimo et carichamo quanto più possimo che per questa via non voliati tardare questo facto, quale ne importa tanto quanto ve havimo facto intendere, et demum ve concludemo che debiati per ogni via fare ch'el formento del dicto subsidio gli sia subito de presente. Data Mediolani, die ii aprilis 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.