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366. Francesco Sforza a Gentile da Lionessa 1452 aprile 5 Milano.

Francesco Sforza scrive a Gentile da Lionessa d'aver subito disposto che suo figlio ordinasse di restituire cavallo e robe al famiglio di Pietro da Brignano e punisse il colpevole. L'espressione di Gentile: "non restituendose lo dicto cavallo et robba, se intenderà che questa cosa voglia dire altro" deve essere rivoltata contro il mittente. Quanto compiuto di notte contro i sudditi sforzeschi, quello, sì, è da ritenere "che sia per altro che per robaria"

Magnifico Gentili de Lionissa.
Havimo recevuta vostra lettera et inteso quanto ne haveti scripto del cavallo et robbe che è stata tolta ad quello famiglio de Piero da Brignano. Dicimo ch'el ne dole et rencresce, et perhò havemo scripto ad Tristano, nostro figliolo, che subito gli facia rendere lo dicto cavallo et robba, et oltra ciò ch'el castighi quello tale che l'à robato, et cussì siamo certi ch'el farà, como è la intentione nostra. Alla parte della vostra lettera dove diciti che non restituendose lo dicto cavallo et robba, se intenderà che questa cosa voglia dire altro et cetera, ad questa parte cognoscimo che vuy siati caduto in errore, perché quello dovimo dir nuy diciti vuy, perché una gram diffirentia è ad quello è facto alli nostri da quello è facto alli vostri, perché queste sonno delle cavestrarie che, siamo certi, se fanno dal canto vostro medesimo, cioè robare qualche cosa, ma li vostri che sonno vinuti de nocte dal canto nostro ad sbadachiare et fare in acto de inimeci proprii et mettere la casa ad sacomanno et torre li cavalli [ 94v] della stalla alli nostri et menarli via. Questo è altro acto et altro caso da dovere intendere ch'el sia per altro che per robaria. Et sopra questo facto non volimo dire altro perché mandarimo là lo patrone ad chi è stato facto questo acto et vederimo la rasone che gli sarrà facta, et non facendo, se gli intendirimo questa cosa per altra forma che non intenditi vuy. Data Mediolani, die v aprilis 1452.
Persanctus.
Iohannes.