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37. Francesco Sforza al marchese di Mantova 1452 gennaio 6 Lodi.

Francesco Sforza comunica al marchese di Mantova la prostrazione in cui si trova Vincenzo cancelliere marchionale per il furto di 500 ducati d'oro fattogli da un suo famiglio. L'intervento dello Sforza mira a sollecitare il marchese perchè scriva al suo cancelliere per rincuorarlo, mentre da parte sua il duca lo assicura che si fa del tutto per braccare il fuggitivo.

[ 9r] Domino Marchioni Mantue.
Nui vediamo Vincenzo, cancelliero della signoria vostra, tanto timoroso della disgratia di quella et cossì affanato et dolente per el caso inopinato gli è accaduto de quello famiglio suo, che havendo scartagiato et rotta la serratura de l'usso della camera, dove alogiava, gli ha portato via, secondo la informatione havemo, da cinquecento ducati a oro, che per compassione non ne ha parso ommettere de scrivere questa nostra alla prefata vostra signoria. Et prima dolerne cum essa che in la necessità sua, quale parechie volte ne ha facta intendere, el dicto Vincenzo, solicitando li facti vostri cum quella dilligentia, cura et discreptione che sia possibile a ciaschuno bono servitore del suo signore, sia intervinuto per questa sagurata via la perdita de dicti dinari, poy fargli ricordo che simili casi sonno intervenuti et interveneno ad più savii de luy, perchè dificele cosa è de poderse guardare da li traditori, avengna che, per quello sentimo, Vincenzo gli havesse gran riguardo. A deli nostri già occorse de essere furati dinari et ad altri servitori de signori sapiamo essere intervenuto el simele e nondimeno se ha havuto patientia et passatone oltra senza detrimento del servitore et haverlo però tenuto caro como may, respectando el caso non essere volontario, ma inopinato, et de sagura questo medesmo. Volimo confortare et persuadere alla signoria vostra, benchè crediamo per la sua naturata discreptione et clementia non faria altramente et quanto più la necessità la stringe, ala quale havemo dato (a) bon ordine gli sarrà proveduto mostrare che tanto mancho stima questa disgratia che proprio apartiene ad modo signorile, nì mancho caldamente pregamo la prefata signoria vostra che in nostra complacentia tenga et habia ricomandato el dicto Vincenzo, al quale per rispecto di quella havimo preso amore vedendoghelo affectionatissimo et studioso in le facende sue, sichè ne pare sia da fare più [ 9v ] stima de luy che de li dinari parsi et ch'el caso meriti piutosto clementia et misericordia che punitione; et sentendo che cussì seguisca ne receveremo grandissimo apiacere dala signoria vostra, avisandola che dal canto nostro havemo facto ogni provisione, subita et possibile, in far seguitare quello tradi(t)ore per tucte le vie et tutta volta se va seguitando, et è stato scripto alli passi et mandato cavallari dove è parso bisognare per circare de haverlo, aciò ch'el non restasse in questo danno, del quale grandemente ne dole et rencrese, pregandola gli piacia responderci, perch'abiamo viduto et vedemo dicto Vincenzo cum tanto affanno et dolore che gli havimo gran cumpassione. Data Laude, die vi ianuarii 1452. Cichus.

(a) dato in interlinea.