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375. Francesco Sforza a Giovanni da Tolentino 1452 aprile 10 Milano.

Francesco Sforza vuole che Giovanni da Tolentino, genero, consigliere, luogotenente di Cremona e condottiero del duca intervenga presso il priore e i frati dell'ordine di Sant'Agostino perchè il figlio di Giovannino degli Augusti di Bergamo e il figlio di Bartolino da Grumello si sono monacati contro la volontà paterna e parentale e, in più, detti priore e frati non consentono che nessuno dei parenti possa conferire con loro per appurare la loro vera vocazione. Giovanni cerchi di ottenere che detti colloqui si facciano, e se vogliono realmente monacarsi, lo facciano, altrimenti siano rimessi in libertà.

[ 96v] Magnifico militi, genero et consiliario carissimo domino Iohanni de Tholentino, locuntenti Cremone ac nostro armorum ductori, et cetera.
Intendiamo como lo figliolo de Iohannino delli Augusti da Bergamo et lo figliolo de Bartholino da Grumello, ad persuasione de alcuni frati de l'ordine de Sancto Augustino, hanno pigliato dicto ordine contra voluntà delli patri et delli loro parenti, della qual cosa li predicti patri et suy parenti ne stanno in grandissimo dolore et malenconia, et lo dicto Bartholino é stato qui da nuy dicendone che lo priore et frati de dicto ordine de Sancto Agustino non voleno che li parli nissuno delli suoy et che li teneno per forza in dicto ordine, et ne ha cum grande instantia pregato che faciamo li possano parlare li suoy, et che li dicti pucti, seu zoveni, siano posti in sua libertate, che, volendo però loro preservare in lo dicto ordine, sonno contenti gli restaghino, et non volendogli loro stare, non volimo li tengnano per forza, et cetera. Unde, parendone ad nuy la richesta del dicto Bartholino honesta, vogliamo ve debiati retrovare cum lo priore et cum li frati del dicto ordine lì in quella nostra cità et confortarli et pregarli vogliano restar contenti de lassar parlare lo patre et la matre et li altri suoy parenti alli dicti zoveni et metterli in loro libertate, perché se pur li predicti voranno preseverare et restare in lo dicto ordine non serrà nissuna persona che li sforzi, et cussì anchora, non li volendo stare, seria infamia allo dicto priore et frati che se dicesse li tenessero per forza. Sichè vedeti, cum honesto et piacevole modo, sia exequito questo ve scrivimo. Data Mediolani, die x aprilis MCCCCLII.
Zanninus.
Iohannes.