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382. Francesco Sforza a Antonio da Trezzo sine data [1452] sine loco

Francesco Sforza vuole che Antonio da Trezzo ricuperi dall'uomo d'arme Baldassare da Recanati, i centocinquanta (centoquaranta) ducati che il duca gli aveva imprestato. Detto Baldassare era stato liberato dalla prigione (intendeva fuggire presso i Veneziani) per compiacere Borso d'Este e l'aveva tenuto presso di sè, da cui se n'è ora fuggito per portarsi a Ferrara presso il fratello.

Antonio de Tritio.
Antonio, altra volta siando cum nuy uno Baldasserra da Rechanate, homo d'arme, et sapiando ch'el se ne dovia fuzire et andare dal canto de Venitiani, lo facessimo destinire. Da poy, passati alcuni, quello illustre signore messer lo marchexe, retrovandose uno fratello d'esso homo d'arme presso la signoria sua, ne scripse in favore et recomandatione del dicto Baldesar, unde nuy, per compiacere et fare cosa grata et accepta ad esso signore, remanessimo contenti, et cussì facessimo relassarlo che non gli manchò cosa alcuna del suo, et, per compiacere tanto più al prefato signore, ritenessimo cum nuy el dicto Baldaserro, al quale per cinque lanze che havia gli havevamo proveduto et dategli per prestanza ducati centecinquanta, et anchora gli havevamo facto fare ogni altro aconcio et commodità possibele, per comtemplatione della signoria sua. Mò per bona retributione del merito, esso Baldissarro cum cavalli et ogni altra cosa del suo, s'è fuzito da nuy et vinuto ad Ferrara ad trovare dicto suo fratello, et questo sapiamo certamente. Il perché volimo che, havuta questa, te retrovi cum la signoria sua et expotogli prima quanto havimo dicto de sopra, la pregaray che gli piaza de fare che dicto Baldaserro ne restituischa li dicti nostri 140 ducati, como è iusto (a)

(a) La missiva così si interrompe; manca la carta 100r. e v.