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383. Francesco Sforza ai castellani di Pizzighettone 1452 aprile 14 Milano.

Francesco Sforza comunica ai castellani di Pizzighettone che manderà lì Antonio Cavallo, un suo fratello e un tal di nome Bartolomeo Bussia, "chiavaro" della terra di Soncino, entrambi condannati a morte, ma che "de presenti" ha deliberato di non farli morire. Vuole che Antonio venga sia rinchiuso nella rocchetta sul ponte di qua dall'Adda in isolamento, mentre il fratello di detto Antonio e il "chiavaro" siano entrambi rinchiusi nella torre in mezzo alla rocca e tutti e tre siano sorvegliati a vista.

[ 101r] Nobilibus et fidelibus viris castellanis arcis nostre Pizleonis carissimis nostris.
De ordinatione et comandamento nostro vi mandarà lì il potestate nostro de Cremona Antonio Cavallo, uno suo fratello et un altro nominato Bartolameo Bussia, quale era de presente chiavaro della nostra terra de Soncino, quali hano meritato la morte per cose che hanno commisso contra noy et contra el stato nostro, et quali però, de presente, non deliberamo fargli morire, ma vogliamo bene che habiano patientia per alchuni dì. Pertanto ve commandiamo che, como essi prenominati vi sarano consignati, debiati fare mettere il predicto Antonio solamente in la rochetta, che è in cavo del ponte di qua da Adda, et lì lo fareti bene guardare, sichè per alchuno modo non possa fugire, havendoli bona advertentia, perché ene cauto et animoso. El fratello proinde d'esso Antonio Cavallo con quello altro chiavaro, vogliamo che li faciati mettere tutti duy in la torre, quale è lì in mezo de quella nostra rocha, facendoli similmente ben guardare per modo che non fugano, immo che neli sappiati tutti ad ogni nostra requisitione consignare, iniungendove propterea che may non li debiati relaxare, se non havereti da noy speciale lettere sottoscripte de nostra propria mano. Mediolani, xiiii aprilis 1452.
Bonifatius.
Cichus.