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394. Francesco Sforza al luogotenente, al podestà, agli ufficiali e ai presidenti agli affari di Cremona 1452 aprile 17 Milano

Francesco Sforza scrive al luogotenente, al podestà, agli ufficiali e ai presidenti agli affari di Cremona di aver inteso che serpeggia la peste nella città e, perciò, dispone che si provveda a "cazare de fora li infecti" e fare quanto è necessario per contrastarne la diffusione. Li improvera perchè lasciano entrare incontrollati i sudditi veneziani, dei quali esige che d'ora in poi si sappia donde vengono, chi li manda e che fanno. Dice, infine, di non tollerare che agli ufficiali si risponda dai connestabili delle porte che non si accettano ordini se non dal duca: se facessero ancora così, chiede che gli vengano denunciati perchè li licenzierà.

[ 103v] Magnifico militi spectabili ac prudenti viris locuntenenti, potestati ceterisque offitialis (a) nec non presidentibus negociis civitatis nostre dilectis nostris.
Non senza grande displicentia et molestia havimo inteso che la contagione pestifera ha incomenciato pululare in quella nostra cità, la qualcosa ene molto grave et ne havimo malcontentamento pur assay. Et perché desideramo la salute sua quanto la nostra propria, vi comandiamo che debiati sopra ciò ponere et servare tale provisione in cazare de fora li infecti et in fare l'altre cose neccessarie, non manchandoli vuy dal canto vostro ad tucto quello ve sia possibele, per modo che essa dicta cità se conserve in sanitate. Ceterum, habiamo similmente inteso che funo lassati intrare in essa nostra cità, senza altro riguardo, delli homini et subditi de Venetiani, della qual cosa se maravigliamo molto che sopra ciò non vivati cum più dicriptione. Et perché nostra intentione è che siano facti simili tractamenti alli subditi et homini suoy quanto loro fanno fare alli nostri subditi in le sue terre, vi committiamo che da mò inanti non lassiati intrare più niuno delli subditi d'essi Venetiani che non sapiati dove vengano, chi li manda et quello che vanno facendo, ita che siati ben chiari de tucto quello vanno agitando. Postea vero, perché habiamo inteso che per li conestabili delle porte, et anche per alcuni citadini lì, interdum fi resposto ad vuy offitiali quando li comandati o per parte della illustrissima madonna Biancha, nostra consorte, o per qualche altra cosa, che non hanno ad fare cun altri cha cum nuy, vi dicimo che tale risposta l'habiamo molestissima et non [ 104r] intendiamo comportarlo. Pertanto vi comandiamo che vi faciati ubedire como offitiali nostri in tucte le cosse, et se dicti conestabili non ve voranno ubedire, certifficatili che nuy li farimo cassare et torli da lì et provediremoli como ne parerà. Data Mediolani, die xvii aprilis 1452.
Bonifatius.
Iohannes.

(a) Così in A.