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410. Francesco Sforza al doge di Venezia 1452 aprile 20 Milano.

Francesco Sforza manifesta al doge di Venezia tutto lo stupore dei cittadini di Parma che per l'insolvenza di alcuni di loro di tremila ducati, sia stata sequestrata nella sua città tanta roba dei Parmensi per un valore di ventimila ducati. Il duca contesta la procedura. Avrebbero dovuto essere prima avvisati i debitori e, in caso negativo, informarne il duca che avrebbe indotto gli insolventi a onorare il loro obbligo. Il duca chiede che venga rilasciata la roba sequestrata, avendo egli ordinato che con procedura sommaria "senza litigio et more merchatorio" i creditori veneziani siano soddisfatti.

[ 107v] Duci Venetiarum.
La nostra comunità de Parma ha mandato qua da nuy, gravandose che per ducati circa iii milia, quali debeno havere alcuni citadini de Venesia da alcuni de quella nostra cità de Parma, è stata sequestrata in Venesia tanta robba de Parmesani che ascende alla somma de ducati circa xx milia, de che havemo preso admiratione, perché ne pariva pur honesto et iusto che fosseno domandati prima li debitori se volevano fare el debito loro, et quando loro non havesseno satisfacto al debito, se dovia domandare ad nuy che l'haverissimo facto fare, como havemo de continuo facto et facemo a chaduno subdito et soldato della signoria vostra in lo dominio nostro, et come è nostra intentione de fare, credendo che cussì debia essere la voluntà della excellentia vostra de fare dal canto suo. Et perché, como dicono quisti nostri Parmesani, uno quale vene a Parma a domandare dicto credito per non havere havuto quella expiditione ch'el desiderava perché forsi la rasone non lo permettiva, se partitti et forsi ha facta relatione non bona nì vera ne pare quodammodo ch'el se possa concipere che questa sia stata una scusa per havere facto cussì repente, et de facto lo dicto sequestro, che non credemo sia iusto nì honesto, perché quando pur se fosse devuto fare tale sequestro, che non credemo de rasone, ne pariva honesto se facesse per tancta robba, quanta fosse la valuta del credito delli vostri cittadini. Sichè non credendo che questa sia la voluntà della signoria vostra, perché l'habiamo sempre cogniusciuta amatrici de rasone et iustitia, confortiamo et pregamo essa vostra excellentia gli piacia fare relaxare dicte robbe delli dicti nostri cittadini, perché nuy havemo ordinato a Parma che alli dicti vostri cittadini sarrà facta rasone summaria et expedita, senza litigio et more merchatorio, sichè saranno satisfacti et contenti de tucto quello debitamente debeno havere dalli dicti nostri cittadini, mandando uno là per questa casone. Data Mediolani, die xx aprilis 1452.
Irius.
Cichus.