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455. Francesco Sforza al podestà e ai presidenti agli affari di Cremona 1452 maggio 2 Milano.

Francesco Sforza scrive al podestà e ai presidenti agli affari di Cremona che avendo egli ordinato che i soldati si radunino presso la città, vuole che si dia ordine ai cittadini di non "falzare nè segare l'erbe" in modo che i soldati non facciano danni alle biade.

[ 118v] Potestati et presidentibus negociis civitatis Cremone.
Havendo nuy ordinato per certi boni et importanti respecti che le nostre gente d'arme del Cremonese se reducano asieme lì appresso quella nostra cità, et pensando de removere et togliere via tucte le casione che più potessero inferire damno ad quilli nostri carissimi citadini, ne è parso meglio et men damno che se lassino l'erbe per le dicte gente, per evitare li damni delle biave, et questo per pochi dì, chè removerimo dicte gente et mandarimole in loco che non haveranno a dare spesa nè damno alli nostri subditi. Per la qual cosa ve confortiamo, cussì per bene vostro como nostro, che vogliati aquiescere a questa nostra sententia et ordinare vuy stessi che questa ordinatione se mandi ad executione, et provedere che non sia veruno quale olsi nè debba falzare nè segare l'erbe, per evitare como havimo dicto li damni che se potriano dare alle biave manchando l'erbe, et questo sarrà per pochissimi dì, che redunate saranno dicte gente, le removerimo subito. Data Mediolani, die ii maii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.