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464. Francesco Sforza a Simone da Spoleto (1452 aprile 2 Milano).

Francesco Sforza ribadisce a Simone da Spoleto che le armi impegnate dai soldati vengano restituite solo a credito pagato, tranne, ovviamente, il caso della spontanea loro restituzione da parte dei creditori.

Ser Simoni de Spoleto.
Havimo recevute le tue lettere, date Cremone primo maii, per le quale restiamo advisati de molte cose, ale quale non achade altra resposta, salvo che, como per altre nostre te havimo scripto, nostra intentione non è che siano restituite l'arme né altri pingni ale gente l'ànno impignate, se non mediante el dinaro, salvo se no le restituisseno de sua voluntà, como tu dice hanno facti molti, perché saria uno fare che non se trovaria più uno minimo secorso, né cum pingni né senza pingni, advisandote che alla nostra vinuta là rengratiarimo bene cum bono modo quilli che per amore nostro haveranno restituite l'arme impignate, et chi farrà el simele ne compiacerà bene. Ma non volimo che, né per nostre lettere, né per nostro mandato, sia astrecto veruno a restituirli. Nuy aspectemo essere advisati da ti del facto de l'erbe da Videceto et dellà oltra. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.