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493. Francesco Sforza a Giovanni da Tolentino 1452 maggio 9 Milano.

Francesco Sforza scrive a Giovanni da Tolentino di essere stato informato da Paneinsaco che i Venenziani si addensano nei pressi dell'Oglio intendendo portarsi a Pontevico. Egli ritiene tutto ciò un atto dimostrativo, ma ordina, comunque, che si mandino sentinelle a Pontevico e lungo l'Oglio e anche al di là del fiume in modo da essere informati di ogni mossa dei Veneziani e non essere ovunque colti di sorpresa. Sollecita il genero a coalizzare i Cremonesi, pronti a contrapporsi a ogni attività nemica. Il duca vuole che tutti i famigli ducali del Cremonese si uniscano nel Lodigiano con gli altri del posto,cacciando quanti non lo faranno

Domino Iohanni de Tholentino.
Respondendo ad alchune vostre et, primo, alla parte della adviso che ve ha dato Paneinsacho de quelle gente de Venetiani che se redunano insieme per passare Oglio a Pontevico et cetera, dicimo che nuy non credimo che costoro se movessero ad acto alcuno de presenti como doviti pensare, ma poria ben essere che, vedendo loro el facto suo essere quasi spazato, como el è, se metteriano a fare qualche demostratione senza effecto. Pur per tagliare et levare via ogni suo captivo pensiero vogliati, havuta questa, senza alcuna dimora, mandare bone et suffitiente scolte a Pontevico et per tucta la riva d'Oglio dove fa bisongno, et oltra ciò mandarne delle altre dellà da Oglio in ogni luoco, che tucte stiano bene actente, vigele et solicite che per le gente de Venitiani, et dal canto loro non se possa fare uno minimo motivo né progresso che subito per duplicate poste ne siati advisati. Et in questo gli usati ogni vostro studio et dilligentia, perché [ 127r] siamo certissimi che, facendo vuy cussì, loro non se poranno movere a fare alcuna cosa, né uno solo motivo, che ne sariti advisato ad tale hora che haveriti tempo a provedere che né vuy né quelle gente nostre, che sonno in Cremonese, né ancora li subditi nostri, poranno recevere damno né manchamento alchuno. Siché in questo ve carichamo et stringimo tanto quanto più sapemo et possimo che gli habiati ogni solicitudine et diligentia, dato che per la vostra solita prudentia et virtude se rendiamo più che certi che ad questo facto haveriti pigliato et pigliariti tale partito, che scandolo né inco(n)veniente non haverà ad seguire. Et vuy in questo mezo sollicitati et importunati che quelle nostre gente del Cremonese tucte se mettano insieme, in lo modo che sapiti havimo ordinato et como vuy siti ben informato, et che ogniuno stia actento segondo havimo dicto, certifficandove che tucto questo carico lassamo sopra de vuy, perché vedeti quanto importa al stato nostro per più respecti. Similiter provedati ad quanto ve havimo scripto sopra lo facto de quilli nostri deci homini d'arme che se degono fuzire et andare dal canto de Venitiani per lo aviso avuto da Troyolo da Duyono, nostro famiglio. Ulterius in Cremonese alogiano alcuni delli nostri famigli, nuy havimo scripto che tucti se levino et vengano in Lodesana ad unirsi cum l'altra nostra famiglia. Pur se, alla receputa de questa, non se fosseno levati, volimo che commandati ad tucti, per nostra parte, che se levino, et in caso che non se volesseno levare (a), volimo che comandati alli homini delli luoghi dove allogiano che li cazeno via tucti, che non gli ne remanga niuno. Postremo vogliati fare ogni provisione expediente che la peste non vada più inanzi, ymo che cessi via, et advisatine como farrà de passo in passo. Data Mediolani, die viiii maii 1452.
Persanctus.
Cichus.

(a) levare in interlinea.