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495. Francesco Sforza ai deputati e presidenti agli affari della città di Cremona 1452 maggio 10 Milano.

Francesco Sforza vuole che i deputati, presidenti agli affari della città, si trovino con il genero Giovanni da Tolentino e facciano quello che egli loro dirà. Non temano di espellere dalla città gli infetti per evitare quello che fecero i Pavesi che, per non aver adottato questo provvedimento, hanno favorito la diffusione del contagio.

[ 128r] Deputatis presidentibus civitatis nostre Cremone.
Nuy scrivimo alcune cose al magnifico messer Iohanni da Tholentino, nostro genero, locotenente de quella cità, circha la provisione ne pareno necessarie per extinquere quello fuocho de infectione è levato in quella cità, de che havimo tanto despiacere quanto de nissuna altra cosa ne possesse occorrere al presente, perché non altramente havimo carissima quella città como l'anima nostra propria. Pertanto volimo debiati intendervi cum luy et fare tucte quelle provisione luy ve dirà, como se fossemo nuy proprii, ita che quella città se conservi et restituisca (a) in bona sanità. Et non vogliati fare como feceno quilli de Pavia, quali non volsero al principio mandare fuora li infecti, il perché se appizò tanto fuoco in quella cità, como sapiti, perché è molto meglio ne morano dece che cento. Siché per bene de quella cità, vostro et de vostri figlioli et anche nostro, vogliati in questo principio fargli ogni bona provisione, perché non dubitamo, mediante la divina gratia, presto se mundificarà quella cità. Data Mediolani, die x maii 1452.
Zanetus.
Iohannes.

(a)In A restitituisca.