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499. Francesco Sforza a Giovanni da Tolentino 1452 maggio 11 Milano.

Francesco Sforza comunica a Giovanni da Tolentino di avere avuto notizia da un suo stretto amico in terra veneziana e da altri degni di fede che i Veneziani si dispongono ad assalire gli uomini radunati nel Cremonese. Vuole che si stia all'erta e che mandi sentinelle a Pontevico e lungo la riva dell'Oglio e anche al di là, in modo che i Veneziani non facciano un minimo atto che immediatamente, "per duplicate poste" non ne sia avvisato per contrastare ogni loro mossa. Affida a lui tale responsabilità, per cui, di ogni carenza che ne seguisse, egli sarebbe ritenuto il responsabile.

Domino Iohanni de Tholentino.
Siamo certi che, alla recevuta de questa, haveriti veduto quanto ve havimo scripto per la nostra de duy del presente, respondendo alla parte dello adviso che havevato (a) havuto da Paneinsacho delle gente de Venetia et cetera. Mò, perché in questo puncto siamo advisati da uno nostro amicissimo dal canto de là et da molti altri dignissimi de fede che le dicte gente de Venetia stanno per fare uno assalto ad quilli nostri che sonno redunati in Cremonese, ve dicimo che, subito, senza alcuna dimora, fati stare actento ogniuno, tancto quelle nostre gente che (b) sonno redunate inseme, como sapeti, quanto li altri tucti, per modo che non se receva (c) uno minimo damno né manchamento, mandando delle scolte bone et suffitiente ad Pontevico et per tucta la riva de Oglio, et etiamdio dal canto dellà in ogni loco, dove vi pare bisognare, che quelle [ 129v] gente de Venitiani et dal canto loro non se possa fare uno minimo motivo né progresso che subito, et volando, per duplicate poste, ne siati advisati. Et in questo gli usati ogni vostro studio et diligentia perché siamo certi, facendo vuy cussì, loro non se poranno movere ad fare cosa alcuna, che ne sariti advisato ad tale hora che haveriti tempo ad provedere che né vuy né quelle nostre gente che sonno in Cremonese, né li subditi nostri poranno recevere damno alcuno. Siché in questo ve caricamo tancto quanto sapimo et possimo, advisandove che questo incaricho et peso lassamo tucto sopra de vuy, et quando ne seguisse altro, nuy non imputarissimo né daressimo lo diffecto ad altri che ad vuy. Ben volimo che per non dare da parlare ad altri, vuy fati questo tale providimento cum belli et honesti modi et senza molta demostratione, ma fareti questo tale providimento, como se confidamo in vuy, advisandone subito como haveriti facto. Data Mediolani, die (d) iovis xi maii 1452, hora XV.
Persanctus.
Cichus.

(a) In A havevato.
(b) che in interlinea.
(c) In A recevano con no finale depennato.
(d) die ripetuto.