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544. Francesco Sforza ai deputati agli affari di Cremona 1452 giugno 18 "apud Longhenam".

Francesco Sforza espresso ai deputati agli affari di Cremona il suo cruccio per la peste nella città, concede, tuttavia, licenza, anche se non generalizzata, che cittadini e contadini cremonesi possano mandare liberamente a chiedere salvacondotti di Venezia per alcune località, quali Castelsigone, Castelbuttano, Corte de' Frati e fino a Soncino e a Romanengo. Fa poi presente la necessità di aver carri per le vettovaglie all'esercito, carri che dovrebbero essere forniti "et nobis tacentibus": li rassicura che ne cercherà altrove per alleggerire la richiesta (che pur non è gratuita) che fa loro.

Deputatis ad negotia civitatis Cremone.
Carissimi nostri, havimo recevute due vostre lettere alle quale, respondendo, et primo, alla parte della peste che preme molto più dello usato quella nostra precharissima città, non poterissimo sentire cosa qual più ne rencrescesse et dolese, et pur sperando in la clementia de Dio, che servando li boni ordini, se debba liberare. Siamo anchora contenti, et per le presente nostre lettere daymo licentia, non in generale per tucto el Cremonese, perchè non poteria essere senza nostra manchamento de reputatione, siando signori della campangna et siando a casa delli inimici, como siamo, ma im particulare per poterse meglio alargare, che qualuncha e tucti li nostri cittadini o contadini cremonese possano mandare libere et impune ad impetrare salviconducti della signoria de Venetia o dalli suoy, cominciando a Casal Sigono, Casal Butano, la Corti delli Frati et da quella banda in su fina a Oglio verso Sonzino et Romenengo, dove più se havesse ad buttare qualche ghiocto, che excoresseno el paese, perchè de gente grossa, non è da dubitare che haveranno altro ad pensare et non gli parerà far pocho, se se poteranno destendere ad casa loro, et fina mò loro hanno più bisongno de nostri salviconducti che gli [ 142v] nostri de loro, pur per satisfare ad quanto ne haviti rechesto, siamo contenti che se impetrano, como havimo sopradicto. Quantum autem alla parte delli carri, considerato quanto importano al facto nostro e vostro per el menare delle victualie in campo, perchè senza quelle haverissimo facto niente, non possimo fare senza esse et pagandole, como facemo, non doveti recusarle, advisandove che havimo però mandato a cerchare de l'altro, perchè ad vuy ne tochi minor numero. Et questo vuy estessi doveristi dare ogni favore et adiuto possibele, et nobis tacentibus. Data in castris nostris apud Longhenam, die xviii iunii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.