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546. Francesco Sforza al comune e agli uomini di Gaido 1452 giugno 18 "apud Longhenam et Adellum".

Francesco Sforza scrive al comune e agli uomini di Gaido di fare di tutto perchè ritorni a casa sua da Brescia (ove loro l'hanno mandato) l'individuo di Pratoalboino, venuto lì (unicamente come guida) con un famiglio ducale, inviato per convincerli "ad vinire ad nostra ubidientia". Se non faranno ciò, il duca li farà pentire.

Communi et hominibus Gaydi.
Siando nuy ad Pratoalbuino, mandassimo uno nostro famiglio ad quello vostro loco, como mandassimo ad più altri lochi, che volesse requerirvi et persuadervi ad vinire ad nostra ubidientia, perchè non havesti ad essere damnezati, et cum lo dicto nostro famiglio mandassimo uno da Pratoalbuyno in sua compagnia et che conducesse dicto nostro famiglio cum le dicte nostre lettere più expiditamente, perchè non sapeva la via. De che pare secondo havimo inteso, che l'abbiati facto pigliare dicto homo da Pratalboyno et è mandato ad Bressa, de che ne maravigliamo et rencrescene grandemente che in verso luy habiati tenuti tali modi et che ne habiaty facto questo manchamento. [ 143r] Per la qual cosa ve dicimo che vogliati fare che dicto homo da Pratalboyno sia remandato liberamente ad Pratalboyno ad casa sua senza spesa nì pgamento de uno minimo dinaro fra el termine de duy dì, certificandovi firmissimamente che, se non operati et fati cum effetto che liberamente el sia remandato ad casa sua senza alchuno pagamento et spesa fra il dicto termino de duy dì, che da poy in là farimo et usarimo in verso vuy et quello locho vostro delle cose che ne sariti grandemente malcontenti et comprendariti et cognosceriti, ad vostro costo et interesso, quanto habiati facto et fasati ben servare tali modi in verso nuy et li homini nostri. Ex castris nostris felicibus apud Longhenam et Adellum, die xviii iunii 1452.
Cichus.