Registro n. 7 precedente | 548 di 2129 | successivo

548. Francesco Sforza a Giacomo da Camerino, a Stefanino Zaccaria e a Stefanino da Cambiago 1452 giugno 18 "apud Longhenam".

Francesco Sforza scrive a Giacomo da Camerino, a Stefanino Zaccaria e a Stefanino da Cambiago che più egli li sollecita a mandare pane, più essi non fanno che scrivere lettere e dir parole. Il giorno precedente hanno inviato unicamente quattro carri di pane: meglio sarebbe stato che non avessero mandato nulla. Provvedano, quindi, che in campo siano condotti cento moggia cremonesi di pane e se non possono, lo dicano al duca , perchè, ripete lo Sforza, "manchandone el pane ne poria seguire la desfatione nostra". Curino, poi, che il pane avviato verso il campo non venga lungo l'itinerario a cedersi in parte ad altri. Ha inteso che si procede anche a scambiare la fornitura del carro con quaranta soldi a carro: avvisino il duca di come ciò avvenga. Infine paghino dovutamente i conducenti di detti carri in modo che li conducano volentieri.

Iacobo de Camereno, Sthefanino Zacharie et Sthefanino de Cambiago.
Ne pare de quanto ve possiamo scrivere per nostre lettere che faciati fare del pane, considerato quanto importa al facto nostro, et de quanto ve possimo solicitare non ne fati niente, nè possiamo havere da vuy altro che lettere et parole, et effecto niuno. Et heri ne mandasti quatro carri, et per certo quasi saria stato meglio ad non mandarne niente, perchè è una vergongna ad mandare quatro carri de pane [ 143v] ad uno exercito cussì facto como è questo. Sichè providiati che da oggi inanzi ne sia conducto in campo lì mozza cento cremonese de pane, segondo v'è ordinato o, se non ve basta l'animo de provedere a questo, vel non sapeti, advisatine che li providirimo nuy, perchè vi certificamo ne siamo deliberati, per stare a queste vostre parole et lettere senza effecti, de non subiacere a tanto pericolo, perchè manchandone el pane ne poria seguire la desfatione nostra, como bene potiti considerare, altramente ve advisamo che, quando pur ne voresti dare parole senza effecti, ne saria necessario provederli in forma che ve rencresciria, sichè fati l'una delle due predicte (a) cose, cioè, o che provediati che ogni dì habiamo li predicti cento moza de pane cremonese o, se non sapeti, vel non ve basta l'animo provedere a questo, ne advisati, perchè, quando non sapiati vuy, trovaremo ben nuy de quilli ch'el saperanno fare. Ulterius ne pare che quando ne scriviti ne mandati quatro carri de pane, troviamo non sonno pur tre, perchè, quilli ch'el conduceno ne menano a chi duy sachi et a chi tri, in modo che, dandose ad caduno el suo, non resta el carro mezzo carico. Sichè providiti a questo in modo che non se conduca suso le nostre carre pane ad persona veruna, et sia chi se voglia. Ceterum intendimo che quilli haviti deputati ad comandare li carri per condurre el pane, vanno trabutando l'homini del paese quaranta soldi per carro et fra li altri luoghi, el loco de Suspiro ha trabuttati certi dinari per non mandare el carro; et questa è la casone che non se trova carri ad suffitientia. Pertanto volimo che ve informati molto bene de questo et ne advisati chiaramente como passa questo facto, et per l'avinire providiati non se facia simili trabuti, chè, trovando questo, se troverà delli altri sonno stati facti, et nol trovando, tenerimo sia de consentimento vostro. Denum volimo che faciati tal provisione che li carratori che conducono el pane in campo habiano el debito suo et siano satisfacti interamente per modo che debite se possano contentar, et quanto gli sarrà comandato gli vegniano volontieri et non possano allegare non essere pagati, et questo dicimo perché loro se gravano delli dì che stanno più. Et in questo volimo gli sia usato dicreptione tale che se possano contentare. Ex campo apud Longhenam, die xviii iunii 1452.
Marchus.
Cichus.

(a) predicte in interlinea.