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558. Francesco Sforza a Giovanni da Tolentino (1452 maggio 20 Lodi Vecchio).

Francesco Sforza ammonisce Giovanni da Tolentino che se fosse intervenuto subito dopo il primo furto non sarebbe successo tutto il trambusto che ne è seguito. Punisca i ladri delle bestie pubblicamente in modo esemplare. Concorda che si porti ad Acquanegra: lo informi di quelli che sono passati al di qua del Po e solleciti coloro che devono ancora muoversi a venire "via alla parte delle lanze" che Giovanni distribuirà "cum discreptione", come appunto il duca desidera.

Domino Iohanni de Tholentino.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso per esse lo excesso sequito per la robaria de quelle bestie, molto ne rencrese et dole che in questo tempo se sciusiti tali tumulti et, se vuy havessivo facta quella punitione che se conviniva a quilli primi robatori, non saria sequito el scandalo, nè anche la secondo robaria. Purch'el gli sia remediato, ne piace, ma volimo per ogni modo cerchati havere nelle mane quilli tali robatori et gli diati tale punitione et ne faciati tale evidentia che ogni homo conosca tali manchamenti ne spiaceno oltra modo, et fatilo cum effecto. Del vostro vinire cum tucte le vostre gente ad Aqua Negra, restiamo molto consolati: advisatene de tucti quilli saranno passati de qua da Po et anchora de quilli sonno dellà, afrectandoli che vegnano via alla parte delle lanze. Nuy non le havimo mandate là per altro, se non perchè se distribuiscano cum discreptione ad che ne ha bisongno, sichè siamo contenti le distribuischati. Data ut supra.
Cichus.