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561. Francesco Sforza a Ottone da Mandello 1452 maggio 27 Lodi.

Francesco Sforza manifesta a Ottone da Mandello il suo stupore per la temerarietà del suo podestà di Caorso che non ha voluto rilasciare il prete, ignorando che non compete alla sua giurisdizione giudicare i preti, ma , nella fattispecie è compito del vicario del vescovo di Piacenza.

Domino Ottoni de Mandello.
Ad nuy non n'è parsa pocha temerità che, havendo nuy scripto al vostro potestate de Caorso che dovesse relaxare lo arciprete de quella terra, non habia voluto relaxare, che bene debbe pensare che la iurisditione non toccha ad luy de fare raxone alli preti, per la qual cosa vi confortiamo et volimo che subito debiati fare relaxare dicto arciprete senza più replicatione de nostre lettere, et se pur dicto havesse facto cosa che desfare non fosse, lassasi la punitione et iurisditione al venerabile vicario del vescovo de Piacenza, a chi debitamente aspecta. Laude, xxvii maii (a) 1452.
Cichus.

(a) Così in A.