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564. Francesco Sforza ad Andrea Fulgineo, a Giacomo da Camerino e a Stefanino Zaccaria 1452 giugno 21 "apud Castrum Gonellarum".

Francesco Sforza scrive ad Andrea Fulgineo, a Giacomo da Camerino e a Stefanino Zaccaria che non vuole lettere nè parole, ma pane. Ad Andrea raccomanda di duplicare , triplicare lettere a Piacenza pechè mandino biscotto. Gli fa poi osservare che doveva ben sapere che Antonio da Trecco era a Pizzighettone e che è necessario che si porti là da lui. A Giacomo rileva che i carri che son lì non sono dicassette, ma, e glieli elenca, nove. Che i comuni si lamentino per dover pagare i carri è un nonsenso, perchè nell'attuale contingenza non è mai passato nella testa del duca una simile grulleria : "è tucto lo opposito". Non ha, infine, granchè da aggiungere alla generale lamentela che di quello mandato a prendere a Milano non abbiano ricevuto nulla.

Ser Andree de Fulgineo et ser Iacobo de Camerino nec non Sthefanino Zacharie.
Inteso quanto ne haviti scripto per vostre lettere, respondendo vi dicimo, cum ogni vostra cura, intelecto, possere et industria ve sforzati de mandare ogni dì quella più quantità de pane che sia possibele, et in questo non ne mandati parole nè lettere senza effecti, perchè havimo bisongno de facti et non de parole et ti, Andrea, vogli repplicare et triplicare le lettere del biscotto da Piacenza. Alla parte che tu dici non havere potuto parlare cum Antonio Treco, perchè elIo non era lì ma ad Pizghitono et che gli hay scripto ch'el venga lì, dicimo che ne maravigliamo de ti, perchè tu say bene che te dicissimo che l'hera ad Pizghitone et che dovessi andare ad parlargli là, sichè se alla receputa de questa non sarrà vinuto et non gli haveray parlato, volimo che vadi ad trovarlo ad Pizghitone et confirischi quello hay ad conferire cum luy. Alla parte che ti, Iacomo, dici che sonno qui carre decesepte, dicemo che non gli ne sonno se non nove, cioè dela Gufola uno, dal Castellecto et da Foreselle del Pizu tre, l 'altro s'è partito, tre de Sancto Iohanne in Cruce, et doe di Piatena, le altre, cioè dala Mantignana, [ 147v] Spinetta et da Videceto non gli sonno. Et perchè dice che sonno pagati dalli loro comuni, et per questo se gravano, dicimo che questo è tucto contra la mente nostra e per contrario de quello te havimo ordinato, perchè tu say bene che nuy non te ordinassimo may che facesse pagare li carri per li comuni che le mandano, ma è tucto lo opposito. Pertanto volimo che subito havuta questa, ordine che niuno comune paghi li carri, nonobstante ordine in contrario, altramente ne corzaremo da bon senno. Alla parte che non habiati havuto cosa alcuna de quello haviti mandato ad torrre ad Mediolano, non dicimo altro, perché siamo certi che alla recevuta de questa haveriti havuto el tucto o parte. Ex felicibus castris nostris apud Castrum Gonellarum, die xxi iunii 1452.
Marchus.
Cichus.