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567. Francesco Sforza al podestà di Cremona (1452 giugno 24 "apud Quinzanellum").

Francesco Sforza si dice dispiaciuto con il podestà di Cremona per il pessimo comportamento, denunciatogli da Giovanni da Tolentino, che il famiglio ducale Giacomo da Camerino ha avuto verso di lui. L'accerta che gli scriverà a dovere. Vuole, comunque, che si accordi con lui per la fornitura di carri per il pane all'esercito. Ordini ai cittadini e agli uomini del contado di attendere subito alla falciatura e alla battitura delle biade.

Potestati Cremone.
Siamo informati dal magnifico messer Iohanne da Tholentino nostro genero, delli deshonesti modi ha servati verso vuy et lo offitio vostro, ser Iacomo da Camerino, nostro famiglio, quale havemo mandato lì per intendere et solicitare el facto delli carri per condurre el pane in campo. Della qual cosa havemo preso despiacere grandissimo, perchè nuy lo mandassimo lì, como havimo dicto, per intendere et solicitare el facto delli carri et gli commissimo se (a) intendesse cum vuy, sichè se luy ha usato del presunptuoso verso vuy et l'offitio vostro, ha facto contra la voluntà nostra, perchè volimo debia portarvi honore et reverentia como alla persona nostra propria. Pertanto gli scrivemo per modo che gli parerà havere facto male et contra la voluntà nostra, et non dubitamo da mò inanzi se portarà cum più dicriptione. Sichè vogliati intendervi cum luy et dargli ogni favore et adiuto che se possano havere delli carri per condurre del pane in campo. Ulterius volimo che vuy, subito havuta questa, ordinati et comandati alli cittadini nella città et faciati comandare per tucto de fora nel contado, che ogni uno (b) attenda ad recogliere le biave loro senza alcuna dillatione et redurle alla città et alle forteze, poy se sforzino, quanto più presto sia possibele de bactarle, non perdendogli tempo alchuno, et quando possano essere bactute, ne advisati che ve advisaremo del modo haveriti ad servare. Data ut supra.
Iohannes.

(a) Segue gli depennato.
(b) Segue intenda depennato.