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584. Francesco Sforza a Giovanni Caymo, commissario di Pizzighettone 1452 giugno 29 "ex castris nostris".

Francesco Sforza si compiace con Giovanni Caymo, commissario di Pizzighettone, per l'azione contro la nave nemica e per la raccolta, senza danno, delle biade. Vuole maggior precisione circa le località ove, avvalendosi del salvacondotto, si conducono vettovaglie dai nemici. Imputa a sua negligenza il fatto che non sia ancora percorribile la strada "che va inante alla rochetta che sta sulla riva d'Adda".

[ 152r] Iohanni de Caymis, commissario Pizleonis.
Inteso quanto ne scrivi per tue lettere, te respondemo et, primo, alla parte delli inimici doveano passare, che non hanno passato et della loro nave hay facto rompere et delle biave se sonno recolte senza damno, che ne piace et te ne comendiamo. Alla parte che tu dice che tucte le terre et loci del Cremonese che hanno salvoconducto conducano le victualie nel territorio delli inimici socto tal salvoconducto che hanno da loro, dicimo che ne debii advisare specifice quali sonno. Alla parte che tu dice che miser Iohanne della Noce cum li altri che mandiamo in Alexandrina al scontro delle gente de Monferrà sonno tardate un pocho, perchè non poy condurre quilli homini ad conciare la strada che va inante alla rochetta che sta sulla riva d'Adda, dicimo che ne maravigliamo et dolimo grandemente de ti, advisandote che se non gli fay conciare in modo che, havendo nuy casone mandare gente per quella strada possano passare et non ne possa seguire inconveniente alchuno, daremo la colpa tucta ad ti, perchè chi non vole obedire, volimo sia multo punito, sichè tene modo che non ne habiamo casone corezarse con ti. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, die xxviiii iunii 1452.
Marchus.
Cichus.