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621. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 luglio 5 ex castris nostris felicibus apud Trignanum.

Francesco Sforza informa il podestà di Cremona dell'ingiunzione data dai nemici agli uomini di alcuni paesi di portare, dopo la mietitura, tutte le biade a Soncino, Romanengo o a Crema e dell'ammonimento loro dato. Vuole che il podestà convochi i cittadini, specie coloro che hanno interessi in detti luoghi, sollecitandoli a convincere i borghigiani a essere saggi e a non lasciarsi impaurire dalle minacce dei nemici, ben sapendo che il duca vuole che le biade siano portate a Cremona o non potendolo le trattegano presso di loro.

Potestati Cremone.
Spectabilis dilecte noster, havemo recevuto la vostra lettera et inteso quanto ce scriveti de quello ve hanno dicto quelli da Paderno, et perchè nuy havino havuto simille aviso, cioè che alcuni fanti de inimici sono stati lì in li luoghi circonstanti, che pare stagano a obedienza loro, comandandoli che debiano batere presto et condure le biade o a Sonzino o a Romanengho o a Crema, et perchè la nostra intentione non è ch'el reusissa el pensere suo ali inimici, scrivemo ali dicti homini in la forma che vederiti per la copia inclusa, sichè teneriti modo cum quelli citadini nostri che tute queste nostre letere, quale scrivemo a dicti luoghi siano presentate subito ali homini de dicti luoghi, azò che possano fare bon pensere neli facti loro et ulterius atrovaritine cum dicti nostri citadini, maxime cum quelli che hanno inte(re)sse in li dicti luoghi et dicitelli che voglano mandare ad essere savii, chè se, per modo alcuno sentirimo et cetera, prout in litteris dictorum locorum, subiongendo che per temporeziare e [ 160v] valenzare cum li inimici, che dicti homini porane dare parolle ali inimici in dire perchè habiano pacientia fin che sia batuto, che poy farano tuto quello che vorano, ma la intencione nostra è che, batuto che sia, tute quante le biade, se conduchano a Cremona, ma quando più non se podessano conduere, che almancho remagnano et che le tengano lì a casa loro, et che non voliano havere dubio dele menaze et frappe deli inimici prout in dictis litteris. Data die et loco, ut supra.
Alexander.
Iohannes.