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631. Francesco Sforza al vescovo di Parma 1452 luglio 7 in castris nostris apud Trignanum.

Francesco Sforza chiede al vescovo di Parma di voler indurre l'abbate di Castiglione a rinunciare alla sua abbazia per compiacere un affezionatissimo servitore del duca. Il quale duca vuole che venga corrisposto a detto abbate rinunciatario una pensione annuale con la quale possa vivere "condecentemente". Vuole che il vescovo intervenga perchè detto abbate non abbia assolutamente a fare la permuta dell'abbazia con una chiesa in Parma.

Domino episcopo Parmensi.
Se ben se ricorda la vostra paternità, altre volte nuy li scripsemo che dovesse confonfortare (a) et indurre l'abbate de Castiglione del diocesi di quella nostra cità ad cedere et renuntiare a quella abbatia, sì per levargli una gram parte delli suoy affanni, sì etiamdio perchè ne volevamo compiacere ad uno nostro affectionatissimo servitore, cum questo perhò che volevamo gli fosse resposto de certa annuale pensione, ad ciò ch'el podesse vivere condecentemente. Et per fin a mò non habiamo inteso altro della voluntà d'esso abbate, se non che mò novamente luy sta per permutare dicta abbatia in una chiesia de Parma, dela qual cosa molto se maravigliamo et dolemo. Pertanto confortiamo la vostra reverentia che per nostra parte lo voglia admonire che, per quanto l'ha cara la gratia nostra, non voglia 163r fare permutatione veruna della dicta abbatia, ymo che la voglia renuntiare in mane nostra, secondo gli havimo facto dire per la vostra paternità, aciò che possiamo exequire la voluntà nostra verso quello predicto nostro servidore, certificandolo che che possiamo exequire la voluntà nostra verso quello predicto nostro servidore, certificandolo che nuy lo recognoscerimo da luy et lo haverimo grato et molto accepto. Data in castris nostris apud Trignanum, die vii iulii 1452.
Bonifatius.
Cichus.

(a) Così in A.