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641. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 luglio 8 in castris nostri apud Trignanum.

Francesco Sforza ordina al podestà di Cremona che, assicuratosi di quanto gli scrive il cremonese Battista da Ricagno, "per suspeto (di peste) serrato in casa", non solo "quaranta dì, ma più de cinquanta sonno passati" e accertato che "luy may non è morto", di disigillarlo dalla casa e di lasciarlo uscire per attendere, come egli vuole, ai fatti suoi.

[ 165v] Potestati Cremone.
Baptista di Richagni, cittadino di quella nostra città, ne ha facto exponere che, essendo luy, già più dì sonno, fin quando nuy eravamo ad Aquanigra amalato, fo tolto per suspecto et serato in casa, et luy may non è morto nè altra persona in casa sua, et pur anchora non pò usire de casa, pur l'è tenuto serrato. Il perchè ne supplica vogliamo farlo trare de suspecto che possa fare li facti suoy, considerato maxime che, como è dicto, in casa sua non è morto persona alchuna, et è tanto tempo che, non solum quaranta dì, ma più de cinquanta sonno passati. Pertanto, parendone honesta la sua domanda, volimo che, essendo cussì como ne ha facto exponere, gli faciati aprire la casa et dare licentia ch'el possa fare li facti suoy. Data in castris nostris apud Trignanum, viii iulii 1452.
Marchus.
Cichus.