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685. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 luglio 18 "apud Trignanum".

Francesco Sforza risponde ad Antonio da Trezzo in merito a due lettere da lui inviategli. Circa i Correggesi il duca asserisce di non farci troppo caso, essendo egli certo che essi "farano molto mancho che non demonstrano". Per quanto male essi intendano fargli, lo Sforza ritiene di potersi difendere non solo da loro, "ma etiamdio da più possenti de loro". Circa la sorpresa dell'Estense per quello dettogli da Giovanni de Compagno in merito al colloquio avuto con lo Sforza sui signori d'Italia, tutto è dovuto al fatto che quanto da lui riportato è inesatto. Si è pure portato da lui Francesco Calcagno e con lui ha avuto un vivace e lungoscambio di opinioni, come da lui stesso saprà. Ha preso atto del parere di Antonio su Guglielmo: sibillino lo Sforza non dice che: "te certificamo haveremo il modo de vincere lì et altroe". Per il salvacondotto per il protonotario del Monferrato, gli allega "la forma per lui richiesta", sempre disponibile a fare quant'altro egli richiede.

Antonio de Trizio.
Antonio, havemo recevuto doe tue lettere, data l'una a vii cum la introclusa de quello illustre signore duca, et l'altra a xiii del presente cum l'introclusa in zinfra, et per esse inteso tuto quello che per ti è stato facto cum quello illustre signore et la risposta a ti facta per la signoria sua nel facto de quelli da Correzo. Ale quale respondendo dicemo, quanto ala parte d'essi Correzesi ch'el non è tanto da dubitare di facti loro quanto altri se credeno, perché siamo certi farano molto manco che non demonstrano. Et benché l'animo suo sia de farne male se podesseno, pur crediamo non poterano farne quello male che dicono potere fare, perché con Dio gratia haverimo el modo de defenderce non solum da loro, ma etiamdio da più possenti de loro; et questo basti per adesso. Che quello illustre signore duca se maraviglia dele parole che nuy dissimo ad Zohanne de Compagno a nuy mandato per la signoria sua, cioè che poy li signori de Italia et cetera, dicemo che, quando lo dicto Zohanne fo da nuy, è vero gli dissimo alchune parole circa questa materia et molte altre cose ch'el devesse referire ala signoria sua, ma non forono zà tale quale luy ha exposto: imo forono tale che credevamo raso(ne)velmente dovesseno piacere ala signoria sua, et habia dicto esso Zohanne como se voglia. A nuy è venuto Francesco [ 176r] Calcagno, quale ne ha facto ambassata in la forma che ne scrivi, con lo quale siamo stati in longo rasonamento et ce siamo rescaldati seco nel modo et como siamo certi referirà ala signoria sua, et tu etiandio intenderay da luy. Et crediamo ritornerà ben satisfacto da nuy.
Del signore Gullielmo havemo inteso il parire tuo, et non dicimo altro se non che te certificamo haveremo il modo de vincere et lì et altroe.
Dele cose de qua non c'è altro de novo, se non che l'inimici sonno cossì restrecti et ha tanta penuria et necessità de strami che non gli è possibile a stare più lì, et levandose te farimo sentire novelle di facti loro. El salvoconducto, el quale richieda el prothonotario de Monferrà, te mandiamo qui alligato in la forma per luy richiesta, et se possemo alcuna altra cosa per luy, la faremo voluntieri.
Quello te ha scripto l'amico havimo inteso et non te dicemo altro, perché dei havere inteso l'animo nostro circa de ciò et ne dey havere avisato lo dicto amico, del quale, come ne heby havuto risposta, vogli darne noticia.
Deli altri advisi quali ne hay dati, te commandiamo et così vogli fare in l'avenire, et vogli sapere da esso Francesco la resposta che gli havemo facta. Ex felicibus castris nostris apud Trignanum, xviii iulii 1452.
Irius.
Cichus.