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686. Francesco Sforza al podestà di Castelleone 1452 luglio 18 "apud Trignanum".

Francesco Sforza ordina al podestà di Castelleone che qualora incontrasse i figli di Filippino Cattaneo e di Zanino Padulo, andati nel campo nemico "cum veruna bona intentione", li arresti e non li rilasci senza autorizzazione ducale. A proposito di Filippino, ricorda al podestà che era stato famiglio di Sagramoro Visconti e se n'era da questi fuggito portandogli via della roba: il duca vuole, perciò, che se lì vi sono dei beni del Filippino dei quali il Sagramoro possa avvalersene, se ne appropri. Faccia avere dai suoi amministrati un carro all'uomo d'arme ducale Guglielmo da Rossano per condurre la moglie e la famiglia a Romanengo.

Potestati (a) Castri Leonis.
Havimo informatione che Filippino Cataneo et Zanino Padulo, ambi duy de quella nostra terra, et gli ha moglie et figlioli sonno andati nel campo delli inimici, et credimo non gli siano andati cum veruna bona intentione, pertanto volimo che, capitando loro o veruno de loro lì, gli faci substenere, non gli relassando senza nostra licentia, stando etiamdio advisato et cum gli ochi aperti che non gli menasseno qualche mala pratecha. Preterea, perché Filippino predicto era famiglio de misser Sacramorro Vesconte et gli ha asportata certa sua robba, volimo, trovandosi lì altratanta della sua robba che possa satisfare al damno de misser Sacramorro, tu providi ch'el sia satisfacto. Preterea volimo che tu faci dare per quella nostra comunità uno carro al strenuo Guiglielmo da Rossano, [ 176v] nostro homo d'arme, per mandare ad torre la sua moglie et fam(i)glia ad Romenengo, et (b) etiamdio gli faci dare ogni favore et adiuto per condurla. Ex castris nostris apud Trignanum, die xviii iulii 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.

(a) In A potatati con ti finale depennato e i corretta su a.
(b) et con inutile segno abbreviativo.