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687. Francesco Sforza al marchese di Ferrara 1452 luglio 19 "apud Trignanum".

Francesco Sforza ricorda al marchese di Ferrara che prima della discesa in campo il conte Cristoforo Torelli, condottiero ducale, pagò Beletto da Ferrara , Rolando e Michele, fratelli d'Arezzo, abitanti a Reggio, perchè si portassero in campo con lui, ma non vi andarono. Il conte Cristoforo chiese all'Estense di intervenire affinchè o onorassero la parola data andando in campo o restituissero il denaro avuto. Il marchese simulò di convincere i tre a fare quanto il conte chiedeva, ma poi scrisse loro l'opposto. Lo Sforza ritorna a richiedere che il conte Cristoforo venga soddisfatto "como è iusto et rasonevele".

Domino marchioni Estensi.
Prima che usissimo in campo el magnifico conte Christoforo Torello, nostro conductero, dedi dinari alli suy compangni et tra li altri dedi el suo ad Belecto da Ferrara, Rolando et Michele, fratelli d'Arezo, habitatori d'essa terra de Rezzo, aciò venisseno in campo seco, et non gli sonno voluto vegnire. Et quantuncha esso conte Christoforo pregasse la signoria vostra volesse fare astrengere li dicti homini d'armi a vinire in campo, overo restituirli la sua robba, et essa scrivesse opportunamente, pur, se dice, dopoy la signoria vostra havere scripto in contrario, el che mal possiamo credere sia proceduto de mente della signoria vostra, perché havendo havuto la robba sua, l'è pur dengna cosa che, overo lo debiano servire, overo restituirgli essa robba. Pertanto recomandiamo questa cosa alla signoria vostra strectamente et quella confortiamo et pregamo gli piacia comettere al suo regimento de Rezo et provedere che tucti tri li dicti homini d'armi siano destenuti personalmente et non relassati, fin a tanto che non habiano contentato el dicto conte Christoforo de tucto quello gli sonno debitori senza contraditione alchuna, como è iusto et rasonevele, facendo spazare subito el messo d'esso conte Christoforo, quale vene lì per questa casone, de che ne fariti grandissimo piacere et contentamento, quali in simili caso fariamo mazore cosa per la signoria vostra et per li subditi vostri. Data in castris nostris apud Trignanum, die xviiii iulii 1452.
Irius. Cichus.