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787. Francesco Sforza ai provveditori, ai governatori e ai condottieri veneti 1452 agosto 3 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza manifesta ai provveditori, governatori e ai condottieri veneti la sua delusione per la mancata liberazione dei soldati presi a Cerreto (Andrea Birago, il figlio di Pietro Maria,il fratello di Taddeo dal Verme, Guido da Sissio e maestro Ferlino). Il loro comportamento è contrario alla consuetudine, alla quale lo Sforza si è sempre attenuto. Tale loro modo di agire induce il duca a rammaricarsi di quanto da lui fatto: "haveressimo retenuto dicti vostri, perchè ne forono presi tanti fra da cavallo et da pede, che haveressimo avuti li nostri" prigionieri.

[ 200v] Magnificis ac spectabilibus et strenuis dominis provisoribus, gubernatoribus, ac armorum capitaneis et ductoribus exercitus illustris dominii Venetorum.
Siamo stati ad vedere fina ad questo dì che facessivo liberare li soldati nostri, quali sonno stati presi ad Cerreto ad questi dì passati, cioè Andrea da Birago, el figliolo de Pietro Maria, el fratello de Thadeo del Verme, Guido da Sissio et maistro Ferlino, credendo per vuy se usassi verso li nostri quella bona compagnia havemo servata nuy verso li vostri, perché per nuy fino al presente, como è stato sempre nostra consuetudine et costume, s'è usata et servata ogni bona compagnia in havere sempre lassati et conducteri et squadreri, homeme d'arme, conestabili et sachomanni. Ma veduto che dal canto vostro non s'è servata simele compagnia et che reteneti li nostri, ne siamo mossi ad scrivere questa lettera certificandovi vogliati rilassare li dicti nostri et ad farci (sapere) se vostra intentione è de servare quella compagnia dal conto vostro, quale havimo servata dal nostro. Et quando la vostra dispositione fosse altramente, ne vogliati de ciò advisare, perché quella compagnia usariti vuy dal canto vostro, servirimo nuy dal nostro. Et ne sarà caro che, non usandola bona, sia notorio et manifesto che vuy ne sariti stato principio et casone, advisandovi che heri quando lasassimo quilli vostri forono presi, ne credevamo che havessivo lassato quilli nostri, chè avendo saputo non fossero stati lassati, haveressimo retenuto dicti vostri, perchè ne forono presi tanti fra da cavallo et da pede, che haveressimo havuti li nostri. Ma se non gli lassereti, gli è anchora tempo assay, et cetera. Data in castris nostris apud Quinzanum, die iii augusti Mcccclii.
Christoforus.
Cichus.