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849. Francesco Sforza a Rabotto da Landech (1452 agosto 21 "apud Quinzanum").

Francesco Sforza scrive a Rabotto da Landech, condottiero ducale, d'essere deluso del suo comportamento, d'avere, cioè, preso il bestiame di quelli di Porzano, che era a Pavone, e di averlo condotto a Gottolengo. Gli impone che tutto venga riportato al posto originario.

Rabotto de Landech, conducterio nostro.
Rabotto, nuy te havimo mandato là per defendere li nostri et offendere li inimici, ma ne pare tu habbi comenz(at)o a fare el contrario, chè sei anda(to) torre li bestiami de quilli de Porzano, quali erano ad Pavone et conductili ad Gottolengo, de che havimo preso admiratione assay. Pertanto ti dicimo et comandiamo, se hay cara la gratia nostra, debbi fare restituire tucti dicti bestiami che non gli manchi uno pelo, certificandoti che, quando non lo facesse, ne trovariamo tanto malcontenti de ti de questo facto, quanto de veruna altra cosa del mondo. Et ad ciò credi che cussì sia la voluntà nostra, haviamo soctoscripto la presente de nostra propria mano. Data ut supra.
Zanetus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.