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859. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 agosto 23 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza accenna ad Antonio da Trezzo dei due nuovi interventi del marchese d'Este che hanno molto turbato gli uomini di Cotignola: il rinnovo dell'estimo di Lugo e di Barbiano, e poi l'intervento per il fondo della Passarella. Vuole che Antonio con i "migliori et più convenienti modi" insista perché la gente cotignolese non sia turbata. Vuole che pure Antonio sottolinei all'Estense che tale molestia "saria uno dare ad vedere ad altri che non fosse quella vera et intrinsecha amicicia et fraternitade è fra nuy".

Antonio de Tricio.
Antonio, perché li homini da Cotignola hanno mandato da nuy ad gravarse de una lettera quale li ha mandata lo illustre signor marchexe per la quale li recercha de due cose, l'una de volere renovare lo extimo de Lugo et de Barbiano, l'altro de volere turbarli lo fondo della Passarella, quale ab eterno hanno posseduto, de che volimo che tu te trovi cum lo prefato signor marchexe et vogli dire alla signoria sua che, havendo inteso alli dì passati per lettera d'esso signore che la signoria sua era restata contenta de quilli da Cotignola, et che li haveva rimesso ogni fallo, et che cum loro se deportaria cum tale humanitade che se haveriano ad contentare, et che de tale cosa eramo restati grandemente satisfacti, come quilli che sempre desiderano che quilli da Cotignola se deportino in modo che da quello signore siano bene amati et tractati. Et che poy dicto signore cerchi molestarli delle due cose s(o)pradicte, che saria quando dovessero havere loco la disfactione de Cotignola; et vogli recordare et persuadere alla signoria sua che non voglia molestare dicti homini né gravarli de quanto li recercha, perché quando bene la signoria sua havesse dicte cose, importano poco facto, et è pichola cosa alla signoria sua et saria uno dare ad vedere ad altri che non fosse quella vera et intrinsicha amicicia et fraternidade quale è fra nuy, et sariano manchamento, siando quello loco origene de casa nostra, che non favorisse mò li homini de quello loco appresso la signoria sua, nella quale havimo reposta tale sigurtade et speranza, che non possimo credere volesse farne tale manchamento. Perché la signoria sua quando cerchasse da nuy molto mazore cosa che non saria Barbiano, gli ne compiacerissimo, siché cum quelli migliori et più convenienti modi che te parerà vedi de instare [ 217r] et fare che non dia la signoria sua molestia de dicte cose ad dicti homini et che gli lassi liberamente in quella quiete et paciffico essere che sonno stati fina al presente, perché ne farà singulare piacere. Et questo dicemo più per rispecto alla reputatione, fraternitade et benivolentia quale è fra nuy, perché non se possa dire che per tale cosa non sia bona intelligentia fra nuy, che non lo dicimo per rispecto del'essere et valuta della cosa, che invero quando dicti homini sonno molestati non possemo essere anchora nuy senza affanno. Siché insta che tale cosa la signoria sua li metta fine et silentio perpetuo, et che dicti homini per dicta casone habiano ad vivere repossati et cum la pace et quiete della mente; et vogli responderne et advisarne de quanto haveray facto et exequito circa ad ciò, et vogli per li homini de Cotignola, portatore de questa, scrivere ad Cotignola quello te parerà. Ex castris nostris apud Quinzanum, die xxiii augusti 1452. Ser Iohannes. Cichus.