Registro n. 7 precedente | 962 di 2129 | successivo

962. Francesco Sforza ai castellani di Cremona 1452 settembre 10 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza ammonisce i castellani di Cremona a non permettere che da chiunque si introducano in castello carri, "osia benanze de uva". Li avverte che sono guardati a vista e se si dovesse ripetere tale disinvolta presunzione, avranno di che pentirsene.

[ 242v] Castellanis (a) Cremone.
Havimo inteso che lassati intrare in quella (b) città per quello nostro castello li carri, osia benaze d'uva, ad chi vole, et come ve pare, della qual cosa molto ne maravigliamo che habiati presumptione de fare simele cose. Pertanto vi dicimo et comandiamo che non ve lassati più incorrere in simili errori, advisandovi che havimo messo zente a tenervi ochio (c) per questa casone, et se vi lasareti a cogliere più, ve ne faremo tale demostratione che intenderiti havere falito et havere facto cosa che ne dispiace, ma ve havimo voluto prima per questa nostra littera avisare. Siché siati savii et guardativi bene, inante de non lassarvi acoglieri in simili errori. Data in castris nostris apud Quinzanum, die x septembris 1452.
Marchus.
Cichus.

(a) Segue potestati depennato.
(b) quella in interlinea.
(c) Segue adoso depennato.