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987. Francesco Sforza a Paolo da Narni, ufficiale delle bollette a Cremona 1452 settembre 15 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza esprime a Paolo da Narni, ufficiale delle bollette a Cremona, tutto il suo dolore per la morte di ser Agostino, segretario ducale, nonché padre dello stesso Paolo. Vuole che Paolo rimanga nell'ufficio delle bollette, in cui era pure suo padre, per altri sei mesi con le prerogative e gli emolumenti paterni, oltre a rimanere castellano della bastita, Ordina che la moglie di Fustighetto e la di lei madre vengano consegnate ai castellani del castello di Santa Croce cui ha scritto che le debbono accogliere e ben sorvegliare.

[ 248r] Paolo de Narnea, officiali bulectarum Cremone.
Paulo, havimo inteso la morte de ser Augustino, nostro secretario, la quale ne ha data tanta displicentia et rencrescimento quanto dire se potesse de havere perduto uno simele homo et tanto affectionato ad nuy et alle cose nostre, quanto homo al mondo se potesse trovare, de che pregamo lo altissimo Dio che gli habia misericordia che la sua anima se repose in pace et te confortamo ad havere patientia. Preterea siamo contenti et volimo remangni ad quello officio delle bollecte de Cremona, al quale era ser Augustino, tuo patre, per sey mesi proximi da venire cum quilli emolumenti prerogativi et salario haviva luy, et è usato et consueto havere chi sta ad quello offitio, et similiter resti castellano alla bastita, come sey usato stare: et l'uno et l'altro studiaray et exercitaray cum quella solicitudine, fede, integrità et diligentia se de', siché da nuy meritatamente si laudato et com(men)dato et habiamo casione farte quello è meglio et tu ne porti el debito honore, come esso tuo patre sempre ha facto, quale te sforzaray sempre imitare. Ulterius volimo quelle domne, la mogliera de Fustighetto et la madre, quale sonno state lì in casa, et de presenti gli sonno li debii consignare et consignaray alli nostri castellani del castello de Sancta Cruce, alli quali scrivemo le debiano recevere, acceptare et bene guardare, siché exequiray quanto te scrivemo. Data in castris nostris apud Quinzanum, die xv septembris 1452.
Ser Fazinus.
Cichus.