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131. Francesco Sforza al vescovo di Lodi 1451 dicembre 10 Lodi

Francesco Sforza perora presso il vescovo di Lodi la remissione dell'appello contro la sorella di Niccolò Arcimboldi nello Stato sforzesco anziché a Bologna.

Domino episcopo Laudensis in Parma.
Havemo pur querela dala sorela del spectabile domino Nicolò Arcemboldo, nostro consiliero et oratore in Firentia, che, in la differentia [ 25v] haveti cum essa, prosequeti la appelatione in Bologna, il che piutosto è per volerla frustare lei et quelli homini, che per desiderio de consequire rasone, considerato che de qua, nel paisi nostro così se haveria rasone como in qualunca parte del mondo. Pertanto, si per la dilectione portiamo al prefato domino (a) Nicolò, como per l'adebito dela iustitia, si siamo messi ad confortare et suadere ala reverentia vostra chi voglia desistere de precedere contra d'essa sorela, et maxime in prosequire tale appellatione in la citade de Bolognia per non frustiarla de spexa, como si frusta in dovere tanto de longe et fora del nostro paise litigare. Et pur volendo agere contra quella, la vogliati domandare in la patria, o saltim nel nostro dominio: ala quale cosa pare a nuy facilmente possiate et debiate condescendere, attento che quella rasone vi deba essere ministrata in Bologna, non manco la possite consequire nel payse nostro, in lo quale non è manco copia et homini valenti che in quale payse cognoscaimo, et hav[i]remolo nuy gratissimo per li respecti ni date et perché intendemo che a cadauno indefferenter sia administrata rasone et iustitia. Laude, die x decembris 1451.


(a) domino in interlinea.