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250. Francesco Sforza al podestà e agli uomini di Sale 1451 dicembre 19 Lodi

Francesco Sforza rimprovera il podestà e gli uomini di Sale per aver fatto deviare le acque che andavano al mulino dei nobili Corti e costruito un nuovo alveo, contravvenendo gli ordini ducali. Vuole che si riporti tutto allo stato «quo ante». Impone al podestà di fargli sapere il perché della sua disobbedienza e ancora perché non ha punito i delinquenti.

Potestati et hominibus Salarum.
Se arecordemo per più nostre lettere havervi scripto, ultra quante altre fiate vi fo comandato a boca per parte nostra, non dovesti divertere ni fare lavorero alchuno per divertere l'aqua, la qual va al molino di nobili de Curte dala guazatoria sue de Thomino de Curte dal suo solito curso et dal'alveo usato, perché non è nostra intentione niuno facia de facto, ma in rason demandi. Sentemo che non attendute ni littere ni ambasiate nostre, haveti facto fare uno altro alveo, dela qual cosa maravegliemose multo et de voy se rendemo malissimi contenti, et maxime de ti potestà. Pertanto vi scrivemo et comandemovi et volemo retorniati la cosa in quello stato et grado erano quando prima vi scripsimo in tal materia et tu, potestà, avisane subito quale rasone ce sono perché le nostre lettere non siano state obedite et exequite et che non habi proceduto in le condemnatione contra li delinquenti, ultra la dispositione dele lettere nostre predicte et como da nuy havesti in mandamento et che tu non debi pagare la pena t'è imposta in dicte altre nostre lettere, perché omnino intendemo et volemo essere obediti; et senza demora subito avisane. Data Laude, 19 decembris 1451.