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262. Francesco Sforza al capitano di giustizia 1451 dicembre 20 Lodi

Francesco Sforza comanda al capitano di giustizia di fare in modo che Gabriele da Manziago, garzone di Tommaso da Rieti, possa ricuperare i beni, indebitamente rubati da delinquenti, beni avuti con un cugino in eredità in seguito alla morte della madre e di altri parenti.

[ 49r] Capitaneo nostro iustitie dilecto.
Spectabile messer Thomase da Rieto, nostro dilectissimo, dice havere con secho già più d'uno anno fa uno garzone da Milano, chiamato Gabriel da Manziago, al quale, essendo luy absente con esso messer Thomaso, è morto la matre e tuty l'altri de casa sua e sex barbani, li qual tuty vene luy et uno altro cosino ad hereditare, e che sono stati alcuny li quali hano robato le case d'essi defoncti et asportate le robe spectante ad essi, secundo che da esso Gabrielo, el quale vene lì de presente per questo, latius potarite essere informato. Pertanto volemo e comandemovy che, con ogna diligentia e studio, ciercaty de trovare questy tal malfactory et che faciaty rasone al dicto Gabrielo supplicante summaria et expeditissima, simpliciter et de plano, sine strepitu et figura iudicii, remota ogna cavilatione et frivole exceptione, attenta etiam facty veritate, come merita la qualità et rei personarum, demumque facy in premissis per forma ch'esso Gabriel, el qual'è occupato neli servitii del prefato messer Thomasio, omni penitus absque litigio e senza altra longeza de tempo habia la roba e debito. Data, ut supra.