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363. Francesco Sforza al podestà di Romanengo 1452 gennaio 5 Lodi

Francesco Sforza vuole che il podestà di Romanengo, se le cose stanno come afferma Petrino della Noce, non si curi della sua vertenza, ma lasci tutto al giudice competente.

[ 65v] Potestati nostro Rumenenghi.
Te scrissemo ali dì passati ad supplicatione de Domenicho dela Noce et Noce suo fratelo, secundo se contene in la forma qui inclusa, ma perché Petrino della Noce s'aggrava che, pretextu d'esse nostre lettere, gli tole la iurisdictione sua, come meglio per la introclusa sua peticione e anche protestanza poterai intendere. Pertanto non intendendo per esse nostre lettere de levare la iurisdictione ad alcuno, te scrivemo e volemo che, essendo cossì come exponit dicto Petrino, silicet che in causa iudex non sit competens, eo casu non te impazare dela predicta defferentia, ma renicte le parte alo iudice competente, il quale haverà administrare iusticia sopra de ciò. Data Laude, die v ianuarii 1452.