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456. Francesco Sforza al podestà di Taleggio 1452 gennaio 15 Lodi

Francesco Sforza chiede al podestà di Taleggio che voglia riparare alla ingiustizia commessa contro i sudditi sforzeschi Giacomo, detto Chiapino, e Antonio, detto Boldrino, fratelli Arrigoni, che sono stati maltrattati e derubati in Valsassina e a Taleggio. Lo avverte che, se non si interviene con un atto di riparazione, gli toccherà lui, nel modo suo, provvedere ala imdemnitate deli subditi suoi.

Potestati a Taiegii, pro illustri domino Venetorum.
Perché in facto de rasone non manco farissimo per li subditi dela illustrissima signoria de Venecia quanto per li nostri proprii, così credemo che essa Signoria dovesse fare verso li nostri subditi il simile. Pertanto, essendosse lamentati Iacomo, dicto Chiapino, et Antonio dicto Boldrino, frateli deli Arigoni, nostri subditi, che sono maltractati, et toltigli il suo in Valsasina et in lo loco di Taiegio, como meglio intendariti per la loro supplicatione, qualle te mandemo presente inclusa, nel parso de scriverte et confortare vogli ben intendere la loro lamenta et violentia dicono gli è fata et trovando gli sia fato contra il debito dela iusticia vogli provedere et remediare a tal iniusticia, per forma che non possano reportare veruna digna lamenta deli subditi né officiali dela prefata Signoria, como faressemo nuy et continuamente facemo verso li subditi d'essa Signoria. Et quando non gli sia proveduto et che cognoscamo gli sia fato contra el debito dela iusticia, ne b sarà necessario provedere nuy ala imdemnitate deli subditi nostri, li quali non ne parirce bene conportare fosseno tractati altramente como sia el debito dela iusticia. Maneremo grato che ne avisi secondo se farà supra de ciò per nostro contentamento. Data Laude, xv ianuarii 1452.


(a) Segue nostro depennato.
(b) Segue fare fa depennato.