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520. Francesco Sforza ai regolatori di Bergamo 1452 gennaio 20 Lodi

Francesco Sforza si rivolge ai regolatori di Bergamo perché alcuni cittadini di Lecco non vengano molestati nei beni che hanno in territorio veneto. A questi querelanti si sono aggiunti Lorenzo e fratelli, figli del defunto Giacomo, detto Bagiello degli Arrigoni oltre ad Angelo e al fratello degli Angeloni che si lagnano per certi loro beni trattenuti in Valsassina ad istanza di Maffeo cattaneo, che, a sua volta, si lamenta dei suoi beni ritenutigli da Giovanni da Balbiano.

[ 94v] Regulatoribus civitatis Pergami, amicis nostris carissimis.
Ultra quello ve habiamo scripto de alchuni deli nostri da Leco chi si condoleno gli siano tolti certi loro beni, chi sono dela iurisdictione dela dicta terra de Leco, ma dal canto vostro, ciovè nel dominio dela illustre signoria de Venetia. Et ad instantia de Mafao a Cataneo, de novo sono venuti da nuy Laurentio et li frateli, figlioli et heredi de quondam Iacomo, dicto Bagiello deli Arigoni, et Angelo et lo fratello deli Angieloni, che similmente si lamentano gli sò retenuti certi loro beni in Valsasina, et ad instantia del dicto Mafeo Cataneo, chi si lamenta ch'el conte Zohanne da Balbiano gli teni alchuni suoi beni, chi sono nel dominio nostro. De la qual cosa si maraviglemo et dicemovi ch'el vi piacia fare restituire li beni loro ali nostri supradicti, essendo loro debitamente che vi dicemo et promittemovi che, venendo el dicto Mafeo, o mandando cum le rasone sue, gli faremo talmenti administrare rasone, che dignamente non si poterà lamentare et non altramentie como s'el fosse nostro proprio subdito, perché a cadauno indifferenter volemo sia administrata iustitia. Et dela provisione fareti supra de ciò ne sarà grato ce avisati. Data Laude, xx ianuarii 1452.


(a) Ma di Mafao in interlinea.