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564. Francesco Sforza al podestà e commissario di Lodi 1452 gennaio 25 Milano

Francesco Sforza vuole che il podestà e commissario di Lodi indaghi se la detenzione del famiglio dell'ebreo Mosé da Urbino è legittimamente avvenuta per accertata sottrazione di robe nella casa dell'ebreo Manuele. In caso contrario, si liberi detto famiglio, la cui innocenza è sempre stata sostenuta dal suo patrono.

Potestati et commissario Laude.
Moises ebreo da Urbino se querela ch'el sia destenuto quel suo famiglio chiamato Simon, socto pretesto ch'el sia defectevole de certe robbe sonno trovate manchare in casa de Manuelle ebreo, videlicet in una cassa, [ 102r] et che dice essere contra omne rasone et veritate et che ello è innocente de questa imputatione. Pertanto, non intendando nui che a veruno se faccia oltre rasone el dovere, te scrivemo et volemo che diligentius te informe de questa causa, et trovando ch'el dicto Simone habia fallato, punissilo como vole la iustitia, ubi vero non havesse defectato, provide che ch'el sia liberato per forma che iustamente niuno ch'el habia a condolere. Data Mediolani, die xxv ianuarii MCCCCLII. Intendendo che quello ve scripsemo per la satisfactione de quelli hano perduto le loro robe lo mande ad effecto indilate quando non l'habii facto. Data ut supra.