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725. Francesco Sforza al referendario di Pavia 1452 febbraio 7 Milano

Francesco Sforza ammonisce il referendario di Pavia di non tollerare oltre che le sue lettere, con cui ordinava che Calopino da Abbiategrasso e compagni venissero pagati, siano ancora disattese. Gli impone, perciò, di avvertire i Presidenti della città che procedano al pagamento di Caloppino per il carreggio da lui e compagni fatto, sotto minaccia di penalizzare ciascuno di detti Presidenti di cento ducati da devolvere alla Camera ducale. Se si dimostrassero renitenti, provveda al detto pagamento il referendario, sapendo che se non interverrà, pagherà di tasca sua.

Refrendario Papie.
Perché Galopino d'Abiagrasso et li compagni sono da novo ritornati da nuy con querella dicendone che, quamtumche habiamo scrite più replicate volte volevamo che fosseno pagati del carezo, et cetera, segondo ch'è debito, tamen sono menati per parole et non sono anchora satisfacti, a siché del nostro scrivere pare non sia fata stima. Pertanto, deliberandose nuy, como per altre doveti havere inteso, che diti Calopino e compagni omnino senza altra exceptione siano integramente, absque temporis protellatione satisfati per esso carrezo, et comandemo expressamente e volemo che faciati comandamento ali presidenti de quela nostra citade de Pavia che, soto la pena de centi ducati d'oro per zaschuno de loro, debiano, fra lo termino de dodeci dì post factum huiusmodi preceptum, havere provisto ala b satisfatione d'esso Calopino et compagni per forma che restano contenti. E quando fosero dicti presidenti retrogradi o negligenti in questo, condemnatili e mandate la condemnatione ala Camera nostra e poy prevedati vuy circa la dita satisfatione come pyù ve parirà conveniente, altramente faremo che vuy gli satisfariti de tuto. Data Mediolani, die vii februarii 1452.


(a) Segue sihe depennato.
(b) Segue provisio depennato.