Collezione di Villa Della Porta Bozzolo

Definizione: raccolta

Tipologia: artistico

Istituto di conservazione: Casalzuigno (VA)

Consistenza

Villa Della Porta Bozzolo costituisce uno dei meglio conservati esempi di "villa di delizia" presenti sul territorio della Valcuvia: circondata da un imponente giardino a terrazze, essa conserva al suo interno affreschi rococò e ricchi trompe l'oeil di stampo architettonico, a decorazione di pareti, volte e porte. Nelle sale interne sono inoltre esposti numerosi arredi e opere d'arte databili dal XVII al XIX secolo, frutto di donazioni fatte al FAI.

Notizie storico critiche

La villa venne costruita nella seconda metà del Cinquecento quando il nobile notaio Giroldino Della Porta acquistò a Casalzuigno un terreno per realizzare una dimora signorile. All'originale impianto della dimora vennero apportate importanti modifiche all'inizio del XVIII secolo, ad opera di Gian Angelo III Della Porta che, in occasione delle proprie nozze con Isabella Giulini, modificò la struttura della villa e fece realizzare le preziose decorazioni ad affresco interne. Al medesimo secolo risalgono gli interventi relativi l'aggiunta dell'imponente giardino esterno all'italiana, con scale, fontane, giochi d'acqua e un'edicola affrescata.
Con il declino della famiglia Porta, la residenza fu venduta prima ai Carpani, nel 1861 ai Richini e quindi nel 1877 al senatore Camillo Bozzolo, insigne medico e patriota, che progettò numerosi interventi di ristrutturazione della casa edificando anche una scuderia e il villino del custode.
Dopo un periodo di abbandono e spoliazioni, nel 1989 il complesso venne donato al FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano, che ha operato con una serie di interventi atti a restaurare e a rendere agibile la struttura al pubblico. La villa è stata aperta il 15 settembre 1991, ma l'articolato programma di restauro è proseguito fino all'inizio del 2001, con l'obiettivo di restituire agli ambienti della casa il carattere domestico originario. A tale scopo sono stati raccolti dai depositi della Fondazione arredi e oggetti d'arte, ma anche oggetti d'uso comune e attrezzi della civiltà contadina, che potessero nuovamente ornare le sale e ricostruirne il senso di ricchezza perduto.