Arazzo

Romanino, Girolamo

Arazzo

Descrizione

Identificazione: Giudizio di Salomone

Autore: Romanino, Girolamo (1484-1566), disegnatore cartone

Ambito culturale: manifattura mantovana

Cronologia: post 1540 - ante 1543

Tipologia: tessuti

Materia e tecnica: seta/ ricamo; lana/ lavorazione a telaio

Misure: 277 cm x 182 cm (intero)

Descrizione: L'arazzo, di formato rettangolare con orientamento orizzontale, raffigura la scena del giudizio di re Salomone, incorniciata sopra e sotto da un motivo ornamentale costituito da girali di foglie, fiori e frutti di diverse specie (uva, fichi, ciliegie, melograni, ecc.).
Al centro della scena centrale è raffigurato Salomone, seduto sul trono, riccamente abbigliato con un abito damascato d'oro e un turbante bianco in testa: nella mano destra, poggiata sul ginocchio, regge uno scettro, mentre con la sinistra invita una guardia ad avvicinarsi alle donne alla sua sinistra. Ai suoi piedi, sui gradini in pietra del trono, giace a terra un bambino morto, con la testa appoggiata sul cuscino. In primo piano, davanti al re, si fronteggiano una delle due madri della disputa, vestita di rosso, e un soldato con il cappello rosso piumato, che avanza verso di lei reggendo un bambino tra le braccia e tenendo nella mano destra una corta spada. Dietro la prima donna è visibile la seconda madre del contenzioso, vestita di verde. La scena si chiude con altri tre personaggi per parte, disposti a semicerchio a destra e a sinistra del trono reale: ognuno di loro indossa ricchi abiti da cortigiano o dignitario, e si distingue per un qualche particolare (stivali con speroni, cappelli piumati, un falcone).

Notizie storico-critiche: Il tessile, insieme ad altri cinque pezzi dello stesso ciclo, fu venduto all'asta della collezione Vitall Benguiat a New York nel 1924, con l'attribuzione alla manifattura di Arras della fine del XV secolo. Il singolo arazzo è poi comparso nella raccolta del medico milanese Luigi Villa con l'attribuzione ad una manifattura fiamminga del XVI secolo; per essere infine lasciato nel 1993, per volontà del collezionista stesso, ai Musei Civici varesini.
La critica ha ricondotto l'esecuzione dell'intero ciclo tessile alle nozze tra Girolamo Martinengo di Padernello ed Eleonora Gonzaga, avvenute nel 1543: lettere dell'epoca descrivono il grandioso apparato allestito per le matrimonio come costituito da tappezzerie che ornavano le porte urbiche di Brescia per accogliere la sposa e arazzi esposti sia all'interno delle camere e dei salotti, sia nel giardino pensile in legno appositamente costruito per l'occasione per ospitare il banchetto nuziale.
Nei soggetti degli arazzi del ciclo, principalmente allusivi a temi militari e amorosi, la critica ha ravvisato una strategia celebrativa del committente, condannato all'esilio per aver vendicato nel sangue l'omicidio del padre, poi valoroso combattente al servizio di Venezia contro gli infedeli fino alla riabilitazione e alle nozze con la Gonzaga.
L'ipotesi fatta per quanto riguarda la produzione riconduce alla manifattura di Nicolas Karcher, il celebre arazziere di Bruxelles che dal 1539 al 1545 fu al servizio di Ercole Gonzaga. Non ci sono dubbi invece sull'identità del cartonista per l'arazzo, Girolamo Romanino, per l'inconfondibile galleria di tipi fisionomici sfoggiata negli arazzi dell'intera serie.

Collezione: Collezione del Civico Museo d'Arte Moderna e Contemporanea - Castello di Masnago

Collocazione

Provincia di Varese

Credits

Compilazione: Plebani, P. (2010)

Aggiornamento: Uva, Cristina (2015)

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