Autoritratto di Francesco Hayez con un gruppo di amici
Hayez Francesco
Descrizione
Autore: Hayez Francesco (1791/ 1882)
Cronologia: ca. 1825 - ca. 1830
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 29.5 cm x 32.5 cm
Notizie storico-critiche: Il dipinto apparteneva in origine alla raccolta di Giuseppe Gargantini; è giunto nella collezione di Riccardo Lampugnani grazie all'eredità della madre, signora Rita Gargantini Piatti, ed è stato esposto poi alla mostra dedicata alla collezione di Riccardo Lampugnani che il Museo Poldi Pezzoli ha organizzato nel 1997 ("Riccardo Lampugnani: una collezione milanese donata al museo Poldi Pezzoli", Milano 1997, p. 17, n° 5).
Questo celebre "Autoritratto in un gruppo di amici" ha una storia critica interessante: fu presentato per la prima volta alla retrospettiva dedicata ad Hayez nel Palazzo di Brera nel 1883, subito dopo la morte del grande artista, e poi riproposto alla mostra milanese del 1934 curata da Giorgio Nicodemi; in entrambe le occasioni, il quadro è citato genericamente come "Ritratti riuniti di cinque persone (teste) del signor Gargantini Piatti", senza alcuna precisazione; e la stessa definizione useranno Nicodemi nella sua monografia su Francesco Hayez, pubblicata nel 1962, e infine Coradeschi, nel 1971. Fernando Mazzocca, nel 1983, in occasione della grande mostra organizzata per il centenario della morte di Hayez, ha proposto una chiave di lettura del tutto inedita per il dipinto che, a suo parere, è la "suggestiva trasposizione visiva del celebre brindisi recitato dal Grossi nel 1824 in un banchetto di amici organizzato da Giuseppe Molteni per festeggiare la guarigione di Hayez da una lunga malattia (Mazzocca, in M.C. Gozzoli-F. Mazzocca, a cura di, "Hayez", catalogo della mostra, Milano 1983, pp. 330-331, cat. 177). Il personaggio al centro, dunque, sarebbe Francesco Hayez, insolitamente travestito con berretto da pittore e occhialini; accanto a lui, a sinistra, l'artista veneziano avrebbe ritratto Giovanni Migliara in basso e, in alto, Pelagio Palagi; a destra, di profilo, con la tuba, Giuseppe Molteni e infine Tommaso Grossi; gli amici più cari, insomma, della stagione romantica, quelli che negli anni tra il '20 e il '30 percorrevano la sua stessa strada e condividevano con lui discussioni, scelte intellettuali e civili. Secondo l'ndicazione di Mazzocca, questo insolito autoritratto con amici vale quasi come un manifesto della cultura romantica, una sorta di implicita dichiarazione programmatica. Lettura indubbiamente suggestiva ma, a mio parere, forse un po' forzata: non è così piana, infatti, l'identificazione di Pelagio Pelagi che, nel noto autoritratto del 1820-25 circa conservato nella Galleria degli Uffizi, mostra tratti lievemente diversi da quelli dell'uomo con berretto, e grandi occhi scuri, non azzurri; e non è facile riconoscere nel maturo signore con l'elegante cilindro chiaro il giovane Molteni che, nato nel 1800, al tempo del quadro era sui 25 anni (si veda, per confronto, l' "Autoritratto" del 1835-40 circa in collezione privata torinese, pubblicato da F. Mazzocca in "Giuseppe Molteni 1800-1867 e il ritratto nella Milano romantica. Pittura, collezionismo, restauro, tutela", Milano 2000, p. 198, n. 3). Resta, quindi, a mio avviso, qualche zona d'ombra nella ricostruzione proposta da Fernando Mazzocca.
La data 1827, posta sulla tela in basso a sinistra, non è considerata autografa da Mazzocca, ma conviene assai bene alla fattura abbreviata, fatta di materia trasparente, del dipinto.
Collezione: Collezione di disegni di Riccardo Lampugnani del Museo Poldi Pezzoli
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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