Ritratto della famiglia Nuvolone in concerto
Nuvolone, Carlo Francesco; Nuvolone, Giuseppe
Descrizione
Autore: Nuvolone, Carlo Francesco (1609-1672); Nuvolone, Giuseppe (1619-1703)
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1600 - ante 1699
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 195 cm x 154 cm (tela); 22 cm (cornice)
Descrizione: quadro di forma rettangolare costituito da tela e cornice lignea intagliata e verniciata di nero, con elaborate decorazioni angolari e mediane dipinte a foglia d'oro
Notizie storico-critiche: si tratta di un'opera di grande rilievo artistico per l'elevata qualità dell'esecuzione, le dimensioni della tela, l'apporto della notevole cornice e il carattere rappresentativo nel panorama della pittura della scuola lombarda del Seicento. Il complesso significato è ulteriormente rafforzato dal fatto che questa è una seconda versione del Ritratto della famiglia Nuvolone in concerto, realizzato dai fratelli Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone, molto simile ma non del tutto uguale al dipinto, di qualche anno precedente, esposto alla Pinacoteca di Brera, Milano, attribuito a Carlo Francesco.
La famiglia, di origine cremonese, si è affermata nel panorama artistico della pittura lombarda già all'inizio del XVII secolo con Panfilo Nuvolone (1581-1651), capostipite, cui si sono aggiunti in primo luogo i figli Carlo Francesco (1609-1662) e Giuseppe (1619-1703) e, in tono minore, anche gli altri due figli maschi Michelangelo e Giovanni Battista.
Acquisito dall'Ospedale Sant'Anna di Como alla metà del Novecento per disposizione testamentaria di Giulia Celesia Cays e parte integrante della Quadreria del Sant'Anna, nella quale tutt'ora si deve comprendere pur essendone mutato il titolo di proprietà, non si tratta di una "buona copia del celebre dipinto esistente a Brera", come ebbe a scrivere Augusto Colombo nel 1965, ma di una successiva versione realizzata nello stesso ambito artistico; l'attribuzione seguita al recente restauro, condotto nel laboratorio milanese di Carlotta Beccaria, riconosce il merito della pressoché totalità dell'opera a Carlo Francesco e Giuseppe.
Il confronto tra le due opere evidenzia molti elementi comuni e talune significative differenze: il dipinto conservato a Brera appare realizzato con minore cura dei dettagli, ciò che fa pensare che sia stato preso a modello per la successiva tela giunta a Como. In questa, la scena è composta sotto le arcate di una loggia dalla quale si intravvede uno scorcio di cielo, mentre nell'opera conservata a Brera il gruppo è ritratto all'interno di una sala, con un fondale nel quale si coglie la statua di Diana, dea della caccia, collocata in una nicchia. In entrambi i dipinti compaiono i personaggi principali, ritratti con abiti sontuosi e intenti a dipingere e suonare strumenti musicali del tempo, cui è riconosciuto il ruolo di tramandare il ricordo ai posteri e testimoniare della passione per le arti pittoriche e musicali, degli interessi culturali e del benessere della famiglia.
E' certo che i due gentiluomini a sinistra delle tele siano Carlo Francesco, che imbraccia una mandola, e Giuseppe, intento a dipingere una tela su cavalletto, con Michelangelo, il maggiore dei fratelli, ritratto con una viola in secondo piano a destra. Manca in entrambe le opere la figura del quarto fratello, Giovanni Battista, forse escluso per via di una esistenza tormentata e per questo uscito dal gruppo familiare.
Pressoché centrale nella composizione e intenta a pizzicare le corde dell'arpa è Beatrice Castoldi, consorte di Carlo Francesco. L'abito sontuoso con cui è ritratta potrebbe essere quello donato al pittore dalla regina Anna Maria d'Austria in occasione del suo passaggio a Milano, tra la fine di maggio ed i primi di giugno 1649, durante il viaggio verso Madrid dove si recò per convolare a nozze con Filippo IV di Spagna. La donna porta al collo la "gargantiglia di perle" e sulla scollatura "il gioiello di diamanti" che sono parte del suo corredo nell'inventario "delli mobili ritrovati nella casa d'habitazione del signor Michel Angelo et quondam Carlo Francesco".
Nel primo dipinto conservato a Brera la presenza di un uomo anziano, seppur in secondo piano e in penombra, confermerebbe che all'origine dell'opera vi sia un tributo alla memoria del capostipite Panfilo. L'assenza di questa figura nel dipinto successivo lascerebbe maggior ruolo a Beatrice, immaginando per questo un omaggio resole dal marito.
Minori certezze si hanno sui restanti personaggi ritratti: il bambino presente solo nella tela conservata a Como è forse il figlio di Carlo Francesco, chiamato Panfilo come il nonno, mentre non è ancora svelata l'identità della dama che regge un libro e una viola da gamba, in primo piano a destra in ambedue le opere.
Il complesso intervento di restauro sull'opera conservata a Como, con l'eliminazione di pesanti ritocchi pittorici e diverse verniciature sovrapposte nel tempo, ha rivelato intatta l'elevata qualità dell'opera, misurabile soprattutto nel dettaglio dei personaggi ritratti. Le analisi riflettografiche infrarosse e spettrofotometriche XRF, progettate da Daniele Pescarmona su incarico della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano compiute su entrambi i dipinti hanno evidenziato ulteriori differenze, poi celate dai medesimi autori: un volto maschile nella tela esposta a Brera, in alto a sinistra dietro le figure di Carlo Francesco e Giuseppe, e un volto femminile accanto a Michelangelo nel dipinto conservato a Como
Collocazione
Provincia di Como
Ente sanitario proprietario: A.T.S. dell'Insubria
Credits
Compilazione: Garnerone, Daniele (2009); Simioli, Adele (2009)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/3o190-00214/
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