Sant'Antonio Abate e San Bernardo

Lomazzo, Giovanni (attribuito)

Sant'Antonio Abate e San Bernardo

Descrizione

Autore: Lomazzo, Giovanni (attribuito) (notizie 1516-1555 ca.), esecutore

Cronologia: metà sec. XVI

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco/ pittura a fresco

Descrizione: Il dipinto murale costituisce un ornamento e decorazione della porta e delle finestre che aprono la chiesa verso la sagrestia e raffigura un finto partimento architettonico di colore chiaro, all'interno delle cui nicchie laterali sono inserite le figure stanti di Sant'Antonio Abate e San Bernardo. Il primo, sulla sinistra, tiene la mano destra sollevata in segno benedicente e nella sinistra regge il caratteristico bastone con la campanella; ai suoi piedi è raffigurato il tradizionale attributo del maiale (cinghiale). Il secondo, sulla destra, è raffigurato in veste bianca e tiene nella mano destra il pastorale e nella sinistra una cordicella a cui è legato il diavolo ai suoi piedi. Nella lunetta sovrastante, intorno ad un tondo aperto a finestra, sono raffigurati due angeli con una cornucopia tra le mani.

Notizie storico-critiche: L'affresco si colloca nella quarta cappella da sinistra, in corrispondenza del passaggio tra la chiesa di S. Vittore e la relativa sagrestia, che consente anche l'accesso alla chiesa claustrale. L'opera è stata attribuita da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa (Tosi, 2014) a colui il quale raccolse l'eredità artistica e i cantieri di Bernardino Luini alla sua morte nel 1532, ovvero il cugino della moglie Giovanni Lomazzo. Residente in Meda già nel 1516, Lomazzo era soprattutto un pittore ad affresco, non particolarmente brillante ma molto responsabile nella gestione della bottega luinesca fino alla crescita dei figli di Bernardino (il più piccolo, Aurelio, alla morte del padre aveva 2 anni): a conferma di ciò, ancora nel 1595 viene ricordato con il soprannome "Giovanni Lovino" e descritto come un pittore dolce e accurato, allievo del più famoso Luini.
L'affresco si presenta ad oggi molto danneggiato, tuttavia non vi sono dubbi nell'identificazione dei due santi rappresentati, sia per l'iscrizione presente ai piedi del basamento delle nicchie dove sono appoggiati, sia per la presenza dei loro caratteristici attributi iconografici. Il santo sulla sinistra è Antonio Abate, una delle più grandi figure dell'ascetismo cristiano antico, ritenuto "Padre dei monaci": vissuto in Egitto nel IV sec., all'età di vent'anni vendette tutti i suoi beni per condurre una vita da asceta, sopportando e superando qualsiasi tentazione, ma la sua fama si diffuse a tal punto che dovette abbandonare l'eremitismo per dedicarsi ai numerosi discepoli e alla lotta contro l'arianesimo, fino alla morte ultracentenario, avvenuta nel 356. Di norma, ed anche in questo caso, viene raffigurato vestito come un eremita con una campanella legata al bastone, e con un maiale ai suoi piedi (qui un cinghiale), simbolo del diavolo tentatore: a partire dal Medioevo infatti, il santo viene invocato contro l'herpes zoster (chiamato popolarmente, per l'appunto, "fuoco di Sant'Antonio"), una malattia virale a carico delle terminazioni nervose che per molti secoli venne curata dai monaci Antoniani preparando con il lardo suino un balsamo che, secondo le credenze, era in grado di guarire i malati.
Il santo sulla destra è invece Bernardo da Chiaravalle, fondatore dell'ordine cistercense: egli nacque in una ricca e nobile famiglia di Digione nel 1090, entrò nell'Ordine benedettino presso il monastero francese di Citeaux all'età di 22 anni e già nel 1115 divenne abate di una nuova fondazione a Clairvaux, da cui poi si originarono molte altre sedi. Inizialmente criticato per la sua eccessiva durezza, Bernardo rivide le condizioni di vita richieste ai monaci, riducendo loro il tempo dedicato alla preghiera e aumentando il lavoro, ma anche migliorando il cibo e consolidando la posizione del monastero come istituzione sul territorio. Per i suoi numerosi scritti viene considerato un Padre della Chiesa. Iconograficamente viene, come nel presente dipinto murale, raffigurato con l'abito bianco dei Cistercensi e il pastorale abbaziale; ai suoi piedi il demonio incatenato, simbolo della vittoria sulle tentazioni.

Collocazione

Meda (MB), Chiesa di S. Vittore

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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