Vetrata

Foppa, Vincenzo (maniera)

Vetrata

Descrizione

Identificazione: Madonna con Gesù Bambino

Autore: Foppa, Vincenzo (maniera) (1427/30 - 1515/1516), esecutore

Ambito culturale: scuola lombarda

Cronologia: post 1482 - ante 1489

Tipologia: vetri

Materia e tecnica: vetro piombato, dipinto

Misure: 1,15 cm x 1,40 cm ; 0,90 cm x 1,40 cm

Descrizione: Madonna seduta in trono con in braccio Gesù Bambino recante il globo dorato nella mano sinistra e indossante una tunica di un pallido viola, stretta in vita da una cinta verde. La Vergine, avvolta in un ampio manto dalle pieghe tormentate, trattenuto sul petto da una spilla preziosa, di un colore azzurro intenso, sul quale risaltano i fiori di melograno giallo oro, rivela un atteggiamento solenne, ammorbidito dalla posizione naturale e dall'aggraziato modo di sostenere e di guardare il Bambino. Dorati l'aureola e i riccioli che incorniciano il viso del bimbo e i capelli della madre. Notevole il disegno dei visi, delle mani e dei piedini finemente modellati. Le figure sono inserite entro una sorta di edicola, architettonicamente composta da una volta con arco a sesto ribassato decorato da lacunari con rosette dal pistillo giallo oro, poggiante su due lesene vivacizzate da grottesche con alcuni tratti campiti in giallo oro. La volta cassettonata, in prospettiva, rende l'effetto della profondità. Il trono architettonico poggia su di un pavimento quadrettato giallo e bianco, forse di restauro. Dietro al trono lo sfondo nella tonalità calda rosso rubino fa risaltare per armonico contrasto l'intera composizione.

Notizie storico-critiche: La grande vetrata tonda policroma della parete absidale è frutto di un recente restauro del 1989, infatti l'unica porzione originale è la formella quattrocentesca, al centro, raffigurante la Madonna in trono col Bambino. Il pannello è stato inserito in una nuova cornice, un rombo di colore blu elettrico dagli angoli smussati, in posizione sfalsata rispetto al quadrato della vetrata originale, a sua volta inscritto nell'ampio cerchio del rosone con motivi geometrici moderni che poco si addicono alle due figure dai colori tenui sapientemente accostati. E' interessante ricordare che l'ampio rosone in vetro policromo viene ricomposto modernamente nel 1827 e riinvetriato con una sistemazione che prevede l'inserimento nella parte centrale del pannello con la Madonna in trono con Bambino e nella porzione sottostante di un riquadro, allora considerato coevo e pertinente, con lo stemma di una nobile famiglia pavese, montati entro vetro chiaro con cornice a motivi vegetali. Assemblando i due antichi riquadri, però lo stemma è stato montato al contrario, con la parte dipinta verso l'esterno. Il confronto dell'emblema con quelli presenti nello stemmario delle famiglie gentilizie cittadine Carlo Marozzi, permette di identificarlo con lo stemma della potente famiglia gentilizia degli Eustachi, legata ai Visconti e agli Sforza. ). E'suddiviso in tre fasce orizzontali, con il leone rampante in quella di mezzo e tre stelle a otto punte in quella inferiore, in campo chiaro; manca, nello scudo della vetrata in Carmine, l'aquila imperiale nella fascia superiore, deteriorata e sostituita da un vetro a quadrettatura obliqua nel 1827. Sopra allo scudo è dipinto un putto a cavalcioni di un drago che regge un cartiglio, terminante in una doppia voluta, con l'iscrizione "domat omnia virtus". E' d'argento con profilatura marrone, su un fondo rosso scuro, mentre la corona, i bordi del drappeggio e la testa del putto nel cimiero sono dorati. I'insegna e il motivo del putto a cavalcioni con iscrizioni moraleggianti, il cui tema è l'esaltazione della virtù, si ritrova anche a Cascina Caselle, residenza fatta costruire tra il 1481 e il 1486 da Francesco Eustachi. Nella vetrata lo stemma reca le sigle "FI/ EV/ CO/ MES" che si sciolgono in 'Filippus Eustachi Comes', il conte Filippo Eustachi, comandante del naviglio e della darsena sforzesca a Pavia, quindi castellano del Castello di porta Giovia a Milano; eletto conte dopo aver architettato il rapimento del piccolo Galeazzo Maria, da lui ordito il 17 ottobre 1481 con Ludovico il Moro e Giovanni Francesco Pallavicino; caduto in disgrazia presso il Moro viene arrestato nel 1489 e pare decapitato. La vetrata sarebbe un dono di Filippo degli Eustachi, ma non per testamento del 1486 come riporta Gianani, perché l'atto redatto il 12 luglio 1486 riguarda il Protonotario Apostolico Francesco Eustachi (1414-1488) che nomina eredi i fratelli (tra questi Filippo) e reca indicazione di un lascito per l'esecuzione in Carmine di un "quadrum...pictum cum oleo" con l'immagine della Vergine Maria con in braccio il figlio, non una vetrata. La presenza nella vetrata del termine "comes", riferito a Filippo restringe il periodo di esecuzione tra il 1482 e il 1489 anno della morte. Inoltre nel 1484 la cappella maggiore viene dedicata all'Annunciata, potrebbe esser stata questa l'occasione per la commissione della vetrata da parte di Filippo. L'esecuzione della vetrata con lo stemma degli Eustachi risale ai medesimi anni della realizzazione di quella con la Madonna in trono, ma le dimensioni e la forma rettangolare dimostrano che non facevano parte di una stessa vetrata. Questa vetrata istoriata rappresenta un'importante testimonianza dell'arte vetraria rinascimentale in Pavia che risulta alquanto scarna, infatti le vetrate superstiti in città sono oltre a questa del tardo Quattrocento, i tre clipei nella zona absidale della chiesa di S. Lanfranco dei primi anni del Cinquecento. Si tratta di esempi isolati per i quali non c'è quindi la possibilità di effettuare dei confronti stilistici puntuali, nè individuare figure precise e nomi distinti. Si tratta di una equipe di maestri esperti nella tecnica del vetro, influenzati dalle cifre stilistiche mutuate dalle arti tradizionali, quali la pittura e la scultura, in contatto con i maggiori artisti dell'epoca attivi in Certosa e nel Duomo di Milano, tuttavia capaci di evidenziare stilemi di personale originalità. Foppa è considerato l'autore dei cartoni per i grandi cicli vetrari di S. Eligio e del Nuovo Testamento in Duomo a Milano, messi in opera da Cristoforo e Agostino de Mottis nel 1482. Nel Cantiere vetrario della Certosa di Pavia, sono attivi a partire dal 1475, gli stessi maestri presenti in Duomo. Il cartone della Madonna in trono col Bambino per la vetrata del Carmine è tradizionalmente ascritto a Vincenzo Foppa, con una parte della critica che ritiene l'attribuzione al maestro bresciano un po' forzata, ma sicuramente riconducibile alla sua cerchia.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Arisi Rota, Anna Paola (2004)

Aggiornamento: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).